RECENSIONE
Fulminacci
Tutto inutile
La freschezza e l'ironia
E' troppo breve
Utilizzo consigliato
Cantare a squarciagola in un luogo aperto

“Tutto inutile”? Non per Fulminacci

Un brano che dà vita a una catarsi

Filippo Uttinacci alias Fulminacci

Filippo Uttinacci, meglio noto come Fulminacci, è un cantautore romano nato nel 1997. Dopo essersi dedicato alla recitazione, si affaccia al mondo della musica nel 2019 con il brano “Borghese in borghese” tratto dal suo album di esordio: “La vita veramente”, pubblicato nell’aprile dello stesso anno. Nel 2021 partecipa al Festival di Sanremo con il singolo “Santa Marinella” che anticipa il secondo album “Tante care cose”. A distanza di due anni torna a sorprenderci con una nuova canzone, due minuti e cinquantacinque secondi di fresca e dirompente energia.

Fulminacci
Fulminacci

Tutto inutile

Uscito l’11 Gennaio il singolo “Tutto inutile”, prodotto da okgiorgio, ci introduce al nuovo percorso musicale di Fulminacci che porterà alla pubblicazione del suo terzo disco, anche questo sotto l’etichetta discografica Maciste dischi/Artist first, come i due album precedenti. Il cantautore descrive così il brano: “Tutto inutile è una canzone da urlare, un misto di emozioni opposte che convivono, come convivono le chitarre anni 50 con i beat dei primi 2000. Nata gridando in studio con okgiorgio, che è un pazzo almeno quanto me “.

Queste parole di Fulminacci risuonano fin dal primo ascolto; la ritmica incisiva e le melodie anni’50 ci travolgono, mentre la punta di nichilismo, quasi generazionale, che caratterizza il testo, si disperde nell’andamento trascinante di una festa estiva, fresca e spensierata. Fulminacci racconta, con l’ironia che lo contraddistingue, quel senso di insofferenza, quelle piccole frustrazioni e contraddizioni del quotidiano che stridono con l’imperativo della felicità impostaci dalla società.

Tutto però è riportato con una leggerezza di fondo. Il cantautore ci invita, infatti, a non prendere nulla sul serio e a dare il giusto valore alle cose, provando a guardarle da lontano, come suggerisce nel ritornello: “Che senso ha questa maledetta felicità, se ci guardassimo da lontano sarebbe tutto un po’ più piccolo, un po’ più facile.”

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