Paola Cortellesi ha scommesso e ha vinto
Lo scorso 23 Ottobre, in tutte le sale italiane è uscito il nuovo film di Paola Cortellesi: C’è ancora domani, il film che la vede per la prima volta sia regista che protagonista e che ha superato di gran lunga tutte le aspettative, ovviamente in senso positivo.
13 milioni e mezzo di euro incassati in meno di un mese, numeri da record, da capogiro, che dimostrano sicuramente l’interesse del pubblico italiano verso una tematica superata solo in parte nella società odierna che porta con sé strascichi importanti. Paola Cortellesi ha avuto il coraggio, la forza e la determinazione di raccontare ciò che tutte le donne (indipendentemente dal loro status sociale) erano costrette a subire, senza troppi fronzoli, ma con una veridicità sconvolgente.

Trama e tematiche
C’è ancora domani si presenta in bianco e nero, ma la scelta di ridurre al minimo i colori della pellicola, non toglie, anzi regala agli spettatori un focus maggiore che si concentra sulle varie scene, togliendo letteralmente il fiato. 1 ora e 58 senza intervalli, proprio perché non c’è neanche il tempo di desiderare una pausa da quello che sta accedendo. Ambientato nella seconda metà degli anni ’40,il film si apre con la protagonista ‘Delia’, moglie di Ivano e madre di Marcella, una giovane donna e di due figli minori alquanto ‘vivaci’.
Delia oltre a essere moglie e madre come già accennato, oltre a occuparsi in maniera minuziosa delle faccende domestiche, oltre a soddisfare ogni bisogno di suo marito che le dà ordini di continuo, si occupa anche di suo suocero (un uomo rude che afferma di simpatizzare per i fascisti) che vive con loro e fa diversi lavori per poi dover cedere il ricavato a suo marito, come se non le fosse dovuto nulla. In una società in cui le donne di un ceto basso non hanno la possibilità di concludere gli studi, l’unica alternativa è quella di trovare un lavoro ed essere anche sottopagate rispetto agli uomini.
Una delle scene che più fa riflettere, è quella in cui Delia sta lavorando in un negozio di ombrelli e scopre di essere pagata meno rispetto al nuovo apprendista, al quale tra l’altro stava insegnando il ‘mestiere’, solo perché donna.
La condizione sociale delle donne come già accennato non dipende dal loro stato economico, infatti quando Delia si reca da uno dei suoi ‘clienti’, per fare delle punture, come ogni mattina, al momento della paga si ritrova nell’attesa a origliare una conversazione tra il padrone di casa che stava discutendo con il figlio riguardo delle divergenze di idee e quando sua moglie cerca di esprimere la sua opinione, viene zittita in quanto donna. La libertà di pensiero, espressione, la libertà di affermare se stesse non è affatto contemplata in una società patriarcale e maschilista. L’unica possibilità di evoluzione è quella di sposare un uomo benestante e sperare di non incappare in un marito/padre padrone, cosa assai rara.
Delia cerca di salvaguardare anche sua figlia Marcella, quando capisce che il suo futuro marito altro non è che la riproduzione di scene già vissute con Ivano. Ricorrerà a scelte estreme pur di salvare sua figlia da un futuro già scritto.
C’è ancora domani
Ma cosa vuol dire questa frase? La frase che ha ispirato il titolo di questo film, viene pronunciata dalla stessa Delia sul finale, ma è un inno alla speranza, perché c’è sempre un domani per poter fare qualcosa che avremmo voluto, per cambiare le nostre vite, per non spegnere la luce che c’è in noi, ed è proprio questo il messaggio che la Cortellesi ha voluto mandare. Un film che non parla solo di violenza fisica e psicologica, di repressione e ingiustizia, ma una pellicola che mostra quanta grinta, quanto coraggio e quanta forza possano avere le donne e di quanto sia liberatorio essere ribelli e andare contro un sistema che sembra non tutelarle mai.
Un film che rispecchia sicuramente una situazione del passato ma che ancora oggi aleggia in maniera silenziosa e velata, una società non ancora del tutto fantasma!