Luca Ammirati racconta fragilità
Non delude Luca Ammirati, che al suo terzo romanzo ci trasporta, ancora una volta, all’interno della vita dei suoi personaggi, con i quali il lettore riesce facilmente a empatizzare. Minuziosamente descritti, tra fragilità e prese di coscienza, divengono lo specchio della società contemporanea. Al centro di tutto c’è sempre un protagonista maschile, dopo Samuele e Tommaso, è il turno di Damiano. Nè eroe nè antieroe, ma semplicemente un giovane uomo alle prese con dubbi esistenziali che scava nel suo passato in cerca di risposte e ricostruisce la sua storia in un susseguirsi di flashback.

Il racconto prende vita con una telefonata che spezzerà l’apparente equilibrio di Damiano. Trasferitosi a Milano per lavoro, è costretto a tornare a Dolceacqua, borgo natio, a causa della scomparsa del padre. Qui scoprirà che molte cose sono cambiate, e sarà chiamato a prendere importanti decisioni circa l’attività di famiglia, produttrice di Rossese, vino tipico del Ponente ligure.
Damiano è un ragazzo daltonico, non percepisce il rosso, si sente da sempre mancante di qualcosa, e sarà proprio la permanenza a Dolceacqua a risanare i suoi vuoti.
Luca Ammirati riesce a sviscerare i pensieri più profondi del protagonista, ed ecco che le emozioni e le percezioni di Damiano divengono parte integrante del processo narrativo. In comune con i due predecessori Samuele e Tommaso, c’è la debolezza e l’immobilismo iniziale, che tramuteranno in determinazione. Il messaggio che ne deriva è sempre quello di non arrendevolezza, il dolore si attraversa e si supera.
Lo scrittore rimane vicino a una generazione che ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza carica di aspettative che in parte sono state deluse. Nelle sue storie c’è sempre un richiamo all’incertezza dei tempi, che si manifesta dai rapporti interpersonali ai progetti individuali. Storie romanzate ma che guardano al reale. E poi c’è sempre la terra ligure a fare da sfondo. Perinaldo in ‘Se i pesci guardassero le stelle’, Bussana Vecchia in ‘L’inizio di ogni cosa’ e Dolceacqua per ‘Tutti i colori tranne uno’. Non semplici ambientazioni ma luoghi-protagonisti.
Pagine carica di introspezione che restituiscono al lettore quello di cui ha bisogno, la speranza.