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“Era ora” in tutti i sensi
Esiste un ritornello ricorrente che tutti noi ci siamo sentiti ripetere decine e decine di volte durante la giovinezza: “goditi questo tempo, perché non tornerà più”. Sentire questa frase da ragazzo mi ha convinto che esistesse un momento della vita adulta in cui il tempo ingrana la quinta e comincia a scorrere sempre più velocemente. Crescendo ho realizzato che quel pensiero non era poi così lontano dalla realtà. Anno dopo anno le giornate diventano sempre più fitte e il tempo sempre più nostro nemico. Ecco, se provassimo a trasformare questo scenario in un vero e proprio incubo, vivremmo una storia simile a quella che affronta Dante, il protagonista dell’ultima pellicola di Aronadio.
Un successo internazionale
ll film si intitola Era Ora (titolo internazionale: Still Time), distribuito da Netflix e Vision Distribution e ,a pochi giorni dal rilascio, ha già fatto molto parlare di sé. Presentato in anteprima nel 2022 alla Festa del cinema di Roma, è poi uscito contemporaneamente in 190 paesi il 16 marzo 2023, sulla piattaforma rossa. In poche ore ha conquistato la vetta della classifica dei film più visti in Italia.
Ma non finisce qui: durante la prima settimana di release è stato il film non in lingua inglese più visto al mondo su Netflix. Un risultato notevole, vista anche la concorrenza del tedesco Niente di nuovo sul fronte occidentale, fresco di oscar al miglior film internazionale. Con quasi 12 milioni di ore di watchtime, si pensa che Era Ora, in pochi giorni, abbia raggiunto almeno 6 milioni di spettatori. In molti si interrogano su quali potrebbero essere le ragioni di questo grande successo, e anche io ho qualche idea in merito. Ma andiamo con ordine.
Il remake “personale” di una pellicola australiana
Era Ora è il quarto lungometraggio del regista romano Alessandro Aronadio, un autore che nelle precedenti pellicole si era distinto per una qualità registica degna di nota e per la sua capacità di proporre una comicità intelligente e utilizzare il registro della commedia senza risultare mai superficiale – ormai una rarità nel panorama cinematografico italiano.
Il film è il remake di una pellicola australiana uscita nel 2021, dal titolo Come se non ci fosse un domani – Long Story Short. Aronadio, che ha riscritto la sceneggiatura insieme a Renato Sannio, si è preso parecchie libertà rispetto al film d’ispirazione, cambiando molti elementi del racconto e riscrivendo il finale. Lo stesso regista ha dichiarato di essere rimasto affascinato dalle tematiche tirate in ballo dallo script originale, ma di voler utilizzare soltanto l’espediente narrativo per poi adattare la storia al suo punto di vista.

La trama racconta di Dante (Edoardo Leo), un impiegato stacanovista che si innamora di una disegnatrice di nome Alice (Barbara Ronchi). I due intraprendono una relazione, al quale Dante concede sempre poco spazio, subissato dai molti impegni di lavoro. Persino il giorno del suo quarantesimo compleanno l’uomo non riesce a ritagliarsi del tempo da trascorrere coi suoi affetti: liquida con sufficienza il padre (Massimo Wertmüller), ricoverato in una struttura per anziani, arriva in ritardo alla festa organizzata dalla fidanzata e trascura l’amico Valerio (uno splendido Mario Sgueglia).
Dante è convinto che lavorando sodo un giorno potrà recuperare il tempo perduto, ma una brutta sorpresa lo mette subito di fronte alle conseguenze del suo agire. Come vittima di un incantesimo, entra in un loop temporale in cui salta da un anno all’altro, vivendo solo il giorno del suo compleanno. A quel punto la vita comincia a scivolargli via dalle le mani e andare lentamente in pezzi.
Delle tematiche universali per una commedia ben realizzata
Era Ora è un film Netflix che non ha pretese. Gli argomenti non sono nuovi: il troppo lavoro e i troppi progetti che tolgono tempo ai legami, l’importanza di dedicare del tempo alle persone che amiamo (tempo che, si sa, non tornerà più), la frenesia della vita adulta che scompagina le nostre priorità. Argomenti tanto banali quanto universali. Ciò che fa la differenza è proprio la mano del regista, che riesce, in poche scene, a ritrarre dei personaggi veri, col quale è facile empatizzare, e a intessere delle relazioni credibili e coinvolgenti. La climax finale è costruita con mestiere e consapevolezza e riesce a sviscerare al meglio le tematiche della storia. Finalmente una commedia italiana fatta con capacità e intelligenza.

Era Ora è una commedia italiana atipica per questi tempi, che non ha paura di contattare il dramma, di calcare su argomenti sensibili, di raccontare scenari inquietanti e storie a tratti sofferenti. Ha una struttura che nella sua comicità integra sfaccettature del grottesco e che ritrae una parabola che potrebbe anche somigliare a quella di un film dell’orrore, ma che con l’ironia quasi fantastica della favola riesce a smorzare i toni più cupi e a far emergere gli aspetti più poetici della storia. Si percepisce il genuino desiderio di emozionare e dire qualcosa sul mondo. Insomma, avercene di film così.
Qualche considerazione sul successo nel mercato internazionale
Perché è piaciuto così tanto all’estero? Beh, a mio parere è presto detto: un high concept efficace alla base (il protagonista che salta da un compleanno all’altro); un tema dal carattere transnazionale; una sceneggiatura scritta decorosamente, che non si perde in siparietti inutili e scontati; e un regista che ha qualcosa da dire. Non siamo di fronte alla solita commedia “vetrina” per il talent televisivo di turno, tutto qui.
La vera domanda è: perché ci sorprende così tanto che un prodotto Italiano possa avere successo all’estero? Probabilmente siamo così abituati a prodotti leggibili sono in un contesto nazionale da meravigliarci che anche noi, come francesi, inglesi e spagnoli, possiamo fare dei film che parlino una lingua onnicomprensiva.

Non ci resta che sperare che registi come Aronadio e successi come quello di Era Ora rendano l’industria cinematografica cosciente del fatto che il mercato italiano può sfornare ancora prodotti di qualità, che possano viaggiare per il mondo e fare scuola, com’è stato per tanti anni. Anche se si tratta di commedie leggere, che ci fanno trascorrere qualche ora intrattenendoci, emozionandoci, senza però spegnere il cervello.
Non sarà un capolavoro, tuttavia Era Ora rappresenta uno spiraglio di ripresa per il buon cinema “di consumo”, quello che ci fa uscire dalla sala o spegnere il televisore con un sorriso in volto, gli occhi un po’ lucidi, e la sensazione di non aver sprecato il nostro tempo, pur non avendo visto l’ultimo film d’autore premiato al festival tal dei tali.
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