Nel Medioevo la concezione del piacere era puramente carnale, non si teneva conto delle gioie procurate dagli altri sensi. I piaceri sessuali erano condannati dalla Chiesa, perché ritenuti tentativi del demonio per allontanare le persone dalla salvezza dell’anima, e farli precipitare nell’abisso della dannazione. Bellezza, ricchezza, onori, potere, erano miraggi destinati a fallire in fretta, dopo aver trascinato l’uomo nella perdizione. Nonostante le condanne della Chiesa, il sesso nel Medioevo era cercato e praticato, anche se non si sapeva molto dei meccanismi che portavano al piacere.
Sesso e masturbazione nel Medioevo
A quei tempi si faceva ancora fede agli autori classici, non si praticava la dissezione dei cadaveri, e quindi non si conosceva il funzionamento del corpo umano. Erano diffuse le teorie di Galeno, che sostenevano che la donna dovesse provare piacere per poter concepire. Secondo Galeno infatti, il piacere permetteva alla donna di emettere un seme simile a quello maschile. Grazie al seme la donna poteva procreare. Per la Chiesa la ricerca del piacere durante il sesso era un peccato. Doveva essere praticato solo per procreare.
“È bene per l’uomo non toccare la donna: tuttavia per evitare la fornicazione, e ogni donna il proprio marito.” Apostolo Paolo

Era vietato accoppiarsi durante le festività, la notte della domenica, durante la gravidanza e durante il ciclo mestruale della donna. Chi non seguiva queste regole andava incontro a delle punizioni. La penitenza consisteva nel digiunare a pane e acqua per alcuni giorni. Anche l’aborto e i metodi di contraccezione erano condannati, così come le “devianze sessuali” come l’omosessualità, i rapporti carnali con animali, il coito interrotto, e le posizioni sessuali considerate anomale dalla Chiesa.
Per scongiurare il pericolo di rimanere incinte, le donne utilizzavano misture a base di miele a cui aggiungevano altri ingredienti, e anche altri metodi. La mistura veniva poi inserita nella vagina agendo da spermicida (o almeno così si credeva). Secondo una raccomandazione diffusa, non si dovevano superare i due amplessi a settimana: “troppi orgasmi accorciano la vita, prosciugano il corpo, riducono il cervello e distruggono gli occhi.”
Il momento giusto secondo Platino, umanista e bibliotecario papale della metà del XV secolo: “l’atto deve essere evitato quando uno è pieno di vino o di altri tipi di carne…quando si ha lo stomaco vuoto e si è molto affamati…Il momento giusto per farlo è quando il cibo è stato quasi digerito, quando non si vuole dormire o fare qualcosa di diverso.”
Nel Duecento le cose cominciarono a cambiare. Il piacere legato al sesso si incamminò verso una lenta legittimazione, così come la masturbazione, fino ad allora condannata severamente dalla Chiesa.

Da una parte vi erano i teologi che condannavano il sesso, dall’altra vi erano i medici, che lo consideravano un aspetto fondamentale della vita e della salute. Senza sesso infatti, il corpo accumulava una serie di umori dannosi per l’organismo. Alcuni testi classici raccomandavano la masturbazione, in caso di impossibilità nel praticare del sesso. Chiaramente la Chiesa non era d’accordo. L’unica dispersione del seme giustificata per gli uomini di Chiesa, era quella che avveniva involontariamente nella notte, altrimenti si trattava di vizio. Il sesso si doveva praticare esclusivamente per procreare, e senza provare alcun tipo di piacere.
Insomma, nel Medioevo la donna era vista come una tentatrice per l’uomo. L’unico modo per potersi salvare era la castità. Se peccava poteva redimersi chiudendosi in un convento e vivendo nella purezza per il resto dei suoi giorni. Se la donna veniva sorpresa a utilizzare stimolatori vari, andava incontro a una penitenza che prevedeva cinque anni a pane e acqua, da scontare durante le festività.

La Chiesa regolamentava anche le posizioni. Alberto Magno classificò cinque posizioni: missionario, fianco a fianco, seduti, da dietro e in piedi. L’unica considerata naturale dalla Chiesa era quella del missionario. Ovviamente erano banditi anche il sesso orale e quello anale, perché non erano finalizzati alla procreazione, è quindi del tutto inutili. Chi trasgrediva andava incontro a delle punizioni.
L’adulterio nel Medioevo
Ma cosa accadeva a chi praticava sesso al di fuori del matrimonio? Se a commettere il peccato era un maschio, ci si poteva passare anche sopra, ma se a commettere il peccato era una donna, la questione si faceva più complicata. Per la Chiesa la donna era una tentatrice per natura, e quindi le punizioni a loro riservate erano molto più pesanti. Molte volte le donne venivano chiuse in convento per punizione, altre volte invece, andavano incontro a pene come la fustigazione pubblica, l’esposizione al pubblico ludibrio (offese e umiliate davanti a un pubblico di persone) o la rasatura a zero dei capelli. Era il marito a decidere se rinchiudere la moglie in un convento o tenerla per sé.
“Adulterio è anche l’uomo che ama la moglie troppo appassionatamente.” San Bernardo
Nella Francia meridionale, anche l’uomo subiva la stessa pena, perché ritenuto responsabile del peccato tanto quanto la donna. La fustigazione era prevista per entrambi. Prima dell’avvento del cristianesimo, i mariti avevano il diritto di uccidere le proprie mogli in caso di tradimento.
Le penitenze impartite dalla Chiesa
Nei Libri penitenziali erano elencate nel dettaglio tutte le penitenze, a seconda del peccato commesso:
“Se uno ha commesso atti come l’omicidio o la sodomia, farà dieci anni di digiuno. Se un monaco ha fornicato solo una volta: tre anni di penitenza. Se l’ha fatto più frequentemente: sette anni di penitenza…Quando un chierico fornica con una donna senza metterla incinta e quando questo peccato è rimasto segreto, farà digiuno per tre anni se si tratta di un chierico degli ordini inferiori, per cinque se è un monaco o diacono, per sette se è prete, per dodici se è vescovo…
Se un marito avrà fornicato in modo sodomitico faccia penitenza per sette anni, i primi tre nutrendosi di solo pane, acqua e sale, e legumi secchi: gli altri quattro si astenga dal vino e dalle carni. Così il suo peccato sarà perdonato e il confessore pregherà per lui e lo riammetterà alla comunione.” Bucardo vescovo di Worms
