Magia nera e maledizioni nell’Antica Roma

"Non c’è nessuno che non tema di essere maledetto con preghiere sinistre” Plinio il Vecchio

di Daniela Castiglia

Gli antichi romani avevano molta paura della magia nera, quella malefica, e delle maledizioni. Gli arresti di massa erano frequenti. Nel 331 a.c vengono giustiziate 170 donne, con l’accusa di aver fornito pozioni magiche velenose. Nel 16 a.c, dopo l’arresto di Libone da parte di Tiberio, vengono giustiziati 45 uomini e 85 donne, per aver violato le leggi sulla magia. Nel 185 a.c anche lo scrittore Apulcio di Madaura viene processato per aver usato la magia alla scopo di sedurre una ricca vedova.

Magia nera e legamenti magici nell’Antica Roma

La paura nei confronti della magia nera era così profonda, che nel primo codice di leggi romane, vengono emanate le Dodici Tavole, che proibivano di far sparire il raccolto dei vicini. Mentre la Legge Cornelia dell’81 a.c, inaspriva le pene per il veneficium, cioè l’avvelenamento magico.

 maledizioni Antica roma
Contenitore di piombo e statuetta di cera

I romani erano inoltre molto superstiziosi. Rovesciare vino, olio o acqua, portava sfortuna, così come incontrare per strada dei muli con un carico di ipposelino (una pianta che ornava i sepolcri), incontrare un cane nero che entrava in casa, o un topo mentre faceva un buco nel sacco di farina.

“Riportano che il dittatore Cesare, dopo una pericolosa caduta da un carro, non appena vi fosse montato sopra, usava sempre ripetere per tre volte un certo scongiuro, per allontanare da se tale pericolo; cosa che vediamo ancora oggi fare da molti.” Naturalis Historia, XXVIII 16

A quei tempi esisteva però una magia ancora più spaventosa per gli antichi romani, la negromanzia, la magia dei defunti, ritenuti in grado di portare messaggi agli dèi e di prevedere il futuro. Nel 19 a.c, muore Germanico, figlio adottivo di Tiberio. Il decesso viene attribuito alla magia. Nella sua stanza vengono ritrovate tavolette con formule magiche e malefici, e resti di corpi bruciati, oggetti propri della negromanzia. Anche Nerone viene accusato di negromanzia. Si diceva che avesse evocato lo spirito della madre per chiederle perdono, dopo averla uccisa.

Gli antichi romani avevano le loro credenze magiche, ed ereditarono dai Greci, anche la convinzione che la magia fosse un mezzo per chiedere agli dèi ad intervenire. Le credenze magiche sono state ereditate soprattutto dai popoli che vivevano in età preromana. L’usanza dei sacrifici umani pubblici, il cui scopo era quello di proteggere la città, e la divinazione per presagire le condizioni atmosferiche, risalgono all’VIII e al VII secolo a.c. e diventarono attività ufficiali nel 509 a.c.

Ritrovamento di un Maledictio nella tomba di un bambino romano ad Ostia
Ritrovamento di un Maledictio nella tomba di un bambino romano ad Ostia

Dopo la conquista da parte dei greci, nel II secolo a.c., nella cultura romana si diffuse la credenza greca del legamento magico, con l’uso di tavolette e malefici, per avere successo nelle competizioni e in amore. Si diffuse l’uso di amuleti e il bulla, un ornamento di forma fallica, usato dai ragazzi per proteggersi contro il malocchio.

Gaio Valerio Catullo, innamorato perdutamente della vedova Clodia, utilizzò una formula di scongiuro nella speranza di salvaguardare il loro amore, contro gli invidiosi che volevano lanciargli il malocchio.

Gli imperatori consultavano i Libri sibillini, una raccolta di predizioni, create da Sibilla, una profetessa che viveva in una grutta a Cuma, a Napoli. Questi testi magici sono stati conservati nel tempio di Giove Capitolino, e venivano consultati solo in tempo di crisi.

Le maledizioni nell’Antica Roma

Le tavolette Defixiones, sottili lastre di piombo, venivano utilizzate per lanciare maledizioni. La scelta del piombo come materiale non era casuale. Il piombo è un elemento tossico, e proprio per questo veniva utilizzato, perché così facendo il maleficio assumeva un valore ancora più simbolico nei confronti della persona a cui era destinata.

La formula magica veniva scritta in latino o in greco, ed era realizzata graffiando la lamina di piombo. La lamina veniva poi ripiegata e trafitta con un chiodo, o più di un chiodo, per sigillare la lastra, insieme ai residui organici (ad esempio capelli) del destinatario della maledizione. La tavoletta veniva poi immersa in un lago, in un fiume, nel mare, in una tomba o in un luogo legato al mondo degli inferi.

tavoletta usata per le maledizioni nell'antica roma maledizioni
Tabella del V secolo in greco con la raffigurazione di una divinità, forse la dea greca Ecate, conservata presso il Museo civico archeologico (Bologna)
tavoletta usata per le maledizioni nell'antica roma
Tabella defixionum (Museo civico archeologico di Bologna)

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