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Nel Medioevo si diffuse un fenomeno chiamato ‘Santa anoressia’. La maggior parte delle donne viveva all’ombra dell’uomo, sottomessa al suo volere, padre o marito che fosse. Probabilmente non pensavano nemmeno di poter rovesciare quell’ordine naturale, stabilito direttamente da Dio.
Per affermare il proprio ruolo sociale non rimaneva che la religione, l’unico modo per levarsi di dosso il pregiudizio della donna peccatrice e maligna, e diventare così un esempio. Per fare ciò però, le donne dovevano rinunciare alle proprie pulsioni e ai propri desideri, e quindi, al proprio corpo. Il modo per raggiungere la purificazione era l’anoressia.
Perché le donne del Medioevo ricorrevano alla santa anoressia?
Privarsi del cibo comporta una serie di conseguenze nel corpo femminile. Una di queste si chiama amenorrea, cioè la mancanza di mestruazioni. Il corpo perde quindi la sua capacità fisiologica di procreare. Niente procreazione, niente sesso e quindi, niente peccato. Così facendo la donna si purificava e poteva accedere al mondo divino, salvandosi dalla perdizione, a cui sarebbe andata incontro visto la sua natura di donna. Le sante anoressiche non si limitavano solo a digiunare, ma praticavano anche pesanti penitenze e flagellamenti.
Rudolph Bell, professore universitario specializzato in Medioevo e storia delle religioni, nel suo libro La santa anoressia – Digiuno e misticismo dal Medioevo a oggi, spiega attraverso uno studio sulle biografie di donne italiane vissute tra il 1206 e il 1934, che in 261 erano presenti evidenti sintomi di anoressia. Di 261 donne, circa un centinaio sono state proclamate sante.
Esaminando i dati si nota come nella zona tra Umbria e Marche, nel secoli centrali del Medioevo, si sia manifestata una vera e propria epidemia di anoressia. Delle 42 sante italiane vissute nel XIII secolo, 17 praticavano il digiuno, e quasi tutte vivevano ad Assisi e nei suoi dintorni. Rifiutavano qualsiasi tipo di cibo, tranne l’eucarestia, il corpo di Cristo, l’unico nutrimento per l’anima.

Chiara d’Assisi, fondatrice dell’Ordine delle Clarisse, si unisce all’ordine di San Francesco nel 1212, non aveva manco vent’anni, e inizia qui una nuova vita, segnata da lunghi periodi di digiuno che l’accompagnarono fino alla morte.

Angela da Foligno dopo una vita sacrilega e adultera come da lei stessa definita, si converte alla vita monacale e comincia a praticare il digiuno, seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi.
Caterina Fieschi inizia a digiunare nel 1473 per ventitré lunghissimi anni, durante i quali si occupa dei più bisognosi e degli ammalati.

Caterina da Siena inizia già a sette anni, quando comincia a vedere Dio. Non vuole mangiare e quando costretta dai genitori, poi vomita. Nel 1363 entra nell’Ordine delle Mantellate Domenicane. Vive in una cella e qui inizia a scrivere lettere. Muore all’età di 33 anni dopo anni di debilitante digiuno.
“Dio mi sazia talmente che mi è impossibile desiderare qualsiasi specie di cibo corporale.” Caterina da Siena
La santa anoressia è un fenomeno che oggi ci lascia senza parole, ma che forse in epoca medioevale suonava meno forte. Tenendo conto che si tratta di donne molto devote e di un contesto storico dove le donne erano abituate a una rigorosa disciplina a tavola.
Non potevano ad esempio, consumare selvaggina e vino. Secondo alcuni studiosi, le allucinazioni, anche di tipo spirituale, possono essere state causate proprio dalla ristrettezza nell’alimentazione. Secondo altri studiosi invece, il rifiuto del cibo rappresenta una forma estrema di protesta contro l’oppressione sociale, culturale e psicologica perpetuata dal genere maschile in epoca medioevale.
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