Casanova spostati
Da un personaggio che ha scritto libri intitolati ‘Calisutra‘ o ‘il Cuore nel sesso‘ non ci si può aspettare altro se non essere un esperto seduttore, un playboy, un moderno Casanova. Da un personaggio sulla cui lapide è incisa la frase “Non escludo il ritorno” non ci si può aspettare altro che un uomo fuori dalle righe, speciale, di quelli che lasciano il segno.
Mi sono sempre chiesta perché venisse chiamato Califfo, mi limitavo ad associare la figura di Franco Califano all’inconfondibile voce roca che cantava ‘Tutto il resto è noia‘.

L’ho poi capito dopo aver letto le sue biografie, dopo aver conosciuto la sua storia e la sua vita e ora penso che non avrebbe potuto chiamarsi in modo migliore.
Non si tratta di un’operazione studiata o commerciale, il Califfo era veramente così come si presentava: un maledetto che se la sapeva cavare, uno che non si è mai vergognato delle scelte difficili che spesso ha dovuto fare, uno che non ha mai nascosto le prove che la vita gli ha messo davanti e che lui ha affrontato con una risata in faccia, uno che ha saputo riemergere dopo accuse infamati. Franco Califano è stato amato, idolatrato, odiato, detestato. Sicuramente mai ignorato.
Un talento artistico oggettivo, Califano è stato autore di alcune tra le più belle canzoni della storia della musica italiana, ma spesso ha indispettito chi non riusciva a scindere il talento dal suo cliché di bello e dannato o dalla sua nomea di sciupafemmine.

Tutte le sue donne dai 13 anni in su
1500, questo il numero di donne che ha dichiarato di aver avuto. Non sappiamo se sia vero, forse ha esagerato, ma ciò che è certo che è il Califfo la seduzione ce la può insegnare, lo fa attraverso i suoi libri che sono comunque testimonianze delle sue doti amatorie e delle sue capacità seduttive. E lo fa anche attraverso le donne che lo hanno conosciuto.
Ciò che è certo è Califano il sesso lo conosce bene, si è trovato a farlo per avere e per dare piacere, per guadagnare denaro, per scacciare il dolore e per amore. Si perché il Califfo ha anche amato, non tutte le 1500 donne che ha avuto, in realtà ne amate poche, pochissime, ma queste pochissime le ha amate davvero.
Una di queste è la donna che è stata, seppur per brevissimo tempo, sua moglie: Rita di Tommaso, madre di sua figlia Silvia. Franco aveva 19 anni e il matrimonio è durato solo 6 mesi.
La sua relazione più longeva, che è durata circa due anni, è stata con l’attrice francese Dominique Boschero. Mentre la relazione più tenera è stata quella con Mita Medici: lei aveva appena 17 anni e lui ne aveva già compiuti 27.
La sua prima esperienza sessuale è stata a soli 13 anni con la madre vedova di un suo compagno di scuola, roba da fare rabbrividire al solo pensiero.

A 16 anni è entrato per la prima volta in un bordello. Quasi trentenne, si è trovato a prostituirsi per problemi economici, arrivando ad avere tre incontri ‘professionali’ al giorno.
E poi relazioni, flirt e storie d’amore con nomi del calibro di Patrizia De Blanck, Vanessa Heffer, Eva Grimaldi, Marina Occhiena e la giovane Manuela Morini. Tutte queste, e le altre 1492, che non ho nominato, sono state trattate, a suo dire, come contesse.
Mi hanno perseguitato. Venivano di notte sotto casa, lasciavano marito e figli. Dopo 15 anni che c’eravamo lasciati, ancora telefonavano. Un inferno! Mi svegliavo con una cameriera, passavo il pomeriggio con una diva e facevo notte con una ballerina. Ma non facevo male a nessuna, non me le andavo a cercare: mi sbattevano addosso. Ero bello come il sole, scapolo, non le illudevo.
Franco Califano
Ma Califano ha sofferto per amore?
Se ce lo immaginiamo così come si vuole presentare sbagliamo, perchè anche il Califfo ha sofferto per amore. Non l’ha dichiarato apertamente, lui semmai si presentava come il duro rubacuori. Ma ce lo racconta attraverso alcune sue bellissime canzoni. Ad esempio la sua ‘Io me ‘mbriaco‘: una chiara dichiarazione che anche il Califfo soffre se viene lasciato.
Anche in ‘Che faccio‘ si mette in discussione, anzi mette in discussione la sua decisione di lasciare la ragazza. E poi si pente.
In ‘Ma che serata è‘ si mette nei panni di uno a cui è stata data buca a una festa.
Ne ‘È la malinconia‘ si racconta triste e solo, afflitto a tal punto da abbruttirsi con pensieri sulla vecchiaia e sulla morte. In ‘Un uomo da buttare via‘ si descrive come un uomo distrutto dal dolore per aver perso la sua donna.
Saranno storie ed emozioni che ha vissuto personalmente? Io credo di sì, perchè vado oltre i suoi modi rozzi e da borgata, oltre la sua personalità caciarona, rocambolesca e rumorosa, e vedo nel Califfo una profondità rara, un mondo di emozioni difficile da trovare altrove. Califano era, è, unico e raro e, è proprio il caso di dirlo, tutto il resto è noia.