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Nino D’Angelo detentore della cultura popolare
Cantautore e attore, ma soprattutto, poeta. 40 anni di carriera e una serie di successi che l’hanno portato a essere uno delle anime artistiche di Napoli. Una strada in salita contraddistinta da lunga gavetta che affonda le radici in quella tradizione popolare dalla quale non si è mai voluto smarcare ma che a volte non gli ha concesso il lasciapassare al mainstream.
Eppure Nino D’Angelo rappresenta una cultura ricca di storia da preservare, soprattutto, in un’epoca in cui l’omologazione la fa da padrona. Persona prima che personaggio, si è sempre mostrato umile e riconoscente a quel destino che gli ha aperto le porte dello spettacolo e l’ha probabilmente tolto dalla rassegnazione di una vita già scritta di chi nasce ai margini.
Si affaccia al cinema con i musicarelli che lo faranno conoscere al grande pubblico e lo consacreranno il caschetto biondo più famoso d’Italia. Ma il fascino della macchina da presa lo attirerà ancora, più avanti nella sua carriera, arrivando al cinema autoriale con Pupi Avati. Oggi Nino D’Angelo sfila sul Red Carpet della Festa del Cinema di Roma come uno dei protagonisti del maestro Mimmo Paladino per il film “La divina cometa”. Un lungometraggio che intreccia la storia dell’Inferno dantesco con quella della tradizione popolare del presepe. Il caschetto biondo cresciuto per le strade di San Pietro a Patierno si veste quindi dei panni di un Re Magio.

Un film di Natale che vede tra i protagonisti Alessandro Haber nei panni del Magio Teatro, Francesco De Gregori (Magio musica), Francesco Rubini (capostazione), Giovanni Veronesi (Pontormo) e Toni Servillo (Ugolino). Ed è proprio quest’ultimo che ha prestato la sua voce in “Pane e canzone” recitando quella che più che un brano è una vera e proprio poesia che non ha bisogno di essere parafrasata:
“Dove finisce ogni città
Inizia una vita già scritta
La speranza è nel tempo che scorre
Tra le mura di case costruite dall’indifferenza
Le persone sono pezzi di dolore lasciate lì
Ad invecchiare nello stesso silenzio
Ogni strada è un deserto, dove i resti di qualunque cosa
Guardano la solitudine e aspettano il vento
Che prima o poi arriverà per spazzarli via
Il giorno e la notte hanno lo stesso sapore
Là dove la pioggia non cadeva mai sugli ombrelli
Ma sulle teste di ragazzini che erano nati già grandi”
Sempre dalla parte degli ultimi, gli stessi ultimi di cui faceva parte, oggi si definisce come il Re Magio povero che porta la poesia.
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