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Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo: chillo è comm’ a te, tene ‘o core napulitane
In principio ci fu il dualismo. Ma loro non lo sapevano. Già, capita sempre così anche nelle migliori famiglie. L’essere umano è portato al confronto; ti piace di più il dolce o il salato? Il mare o la montagna? Le more o le bionde? Gigi D’Alessio o Nino D’Angelo? Scegli. Li avevano messi in competizione, come spesso succede in campo artistico, ma la musica unisce e non divide, e loro a unirli non ci ha pensato solo Euterpe, ma anche la napoletanità, e soprattutto, ‘o core napulitane.
Il senso di appartenenza alla propria città è un qualcosa di molto profondo: le origini rappresentano le radici, la terra è una madre che ti ha visto nascere. E poi ci sono le terre speciali, delle quali tutti un po’ ci innamoriamo e ce ne accorgiamo perché profumano di vita. Il loro canto è viscerale. Napoli è una di queste.

Da sempre terra d’arte, ha raccontato attraverso canzone, teatro e poesia, il suo microcosmo. E la napoletanità è un segno distintivo che porta alla condivisione. Non potevano sottrarsi Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo. Due carriere parallele che hanno in comune le lunghe gavette percorse per arrivare al successo. Gigi ha da poco festeggiato il suo trentennale e Nino ha iniziato la sua corsa verso i 50.
Il tour insieme “Figli di un Re minore”
Due artisti che parlano la stessa lingua anche in senso metaforico. Hanno duettato più volte e ora si accingono a salire sul palco insieme per un breve tour all’estero che toccherà 4 città. Il 14 Settembre a Zurigo, il 16 Settembre a Stuttugart, il 17 a Liège, e il 18 Dusseldorf. Uniti più che mai quindi, sotto il segno di un “Re Minore”.

Eppure c’è stato un momento in cui qualche incomprensione era sorta. Come lo stesso Gigi ha dichiarato tempo fa nel corso di un’intervista a Domenica In, tra due “prime donne” a volte qualche miccia si accende, ma con la stessa velocità con cui ha preso fuoco, così si spegne. Sempre in quell’occasione il cantautore ha ribadito la stima profonda che lega i due artisti.
Niente “Team D’Alessiano” e team “D’Angeliano” quindi, loro giocano la partita sotto la stessa bandiera. Capaci di unire differenti generazioni, lasciando a casa quel dualismo che qualcuno avrebbe voluto istillare all’inizio ma che poi non ha trovato terreno. Ancora una volta, ha vinto la musica.
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