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La Stanza Segreta
Era il 1530 quando Michelangelo Buonarroti si rifugiò in una piccola stanza segreta sotto la Cappella della Basilica di San Lorenzo. Voleva scappare dai Medici che stavano tornando a Firenze, perché aveva partecipato a una rivolta per farli cacciare. Michelangelo era molto attivo anche a livello politico e aveva ricoperto incarichi importanti nel governo repubblicano. Vi rimase per circa due o tre mesi, consapevole che avrebbe rischiato la propria vita, perché considerato un ribelle. Quando riuscì a scappare a Venezia, si stabilì nell’Isola della Giudecca. Poco tempo dopo Papa Clemente VII lo perdonò e Michelangelo tornò a Firenze per completare la Basilica di San Lorenzo.


Il nascondiglio rimase segreto fino al 1975, quando il direttore del Museo del Bargello, diede inizio a una serie di lavori per creare una nuova uscita di sicurezza della monumento storico. Gli operai scoprirono i disegni sui muri di Michelangelo Buonarroti, un tesoro nascosto di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, figura cardine del Rinascimento italiano.
Michelangelo disegnò non solo a carboncino alcune studi di opere che avrebbe poi realizzato, tra cui proprio quelle della Sagrestia Nuova, ma anche rivisitazioni del David in Piazza della Signoria e di altri suoi lavori nella Cappella Sistina, un possibile autoritratto dell’artista che mostra una figura china su se stessa.


La vita e la depressione di Michelangelo Buonarroti
Michelangelo aveva una personalità geniale quanto irrequieta, un po’ scontroso e irascibile. Autore di alcune delle opere più maestose e belle dell’arte Rinascimentale, come il David, la Cupola di San Pietro e gli affreschi della Cappella Sistina.

Formatosi presso la bottega del Ghirlandaio, si è dedicato alla pittura, alla scultura, all’architettura e anche alla poesia. A sei anni perse la madre, un trauma che gli lasciò una profonda ferita. Accumulò ossessivamente ricchezze per tutta la vita, acquistò terreni e case per sé e la sua famiglia. Era un perfezionista e si scordava di mangiare e dormire per giorni, quando era in preda al suo estro creativo.
Dopo la morte di Lorenzo dei Medici, Michelangelo lasciò il palazzo di via Larga, ma mantenne rapporti con il successore, Piero de’ Medici, che gli permise di frequentare l’obitorio dell’ospedale di Santo Spirito per far pratica di anatomia sui cadaveri.
La precisione con cui scolpiva i dettagli del corpo umano, fece nascere un pettegolezzo, dettato dall’invidia. Si diceva infatti che Michelangelo aveva ucciso un uomo e ne aveva fatto essiccare il corpo per poterlo analizzare e studiare.
Gli ultimi trent’anni li trascorse a Roma, dove trovò l’amore nel giovane patrizio Tommaso de’ Cavalieri. Una passione nascosta, censurata, che però trabocca da molte sue poesie.
Michelangelo soffriva di depressione. Robert Liebert, psicoanalista americano, nel suo libro “Michelangelo: Uno studio psicoanalitico della sua vita e delle sue immagini”, analizza le varie crisi depressive di Michelangelo e i suoi successi artistici.

Lo stesso Michelangelo, dopo il completamento della Cappella Sistina nel 1512, era completamente esausto e soffriva di depressione.

“Conduco un esistenza miserabile e non mi interessa ne la vita ne l’onore, che è di questo mondo; io vivo affaticato da lavori stupendi e pieno di migliaia di ansie. E cos’ ho vissuto per quasi quindici anni senza avere mai avuto un’ora di felicità.”
La depressione di Michelangelo la si può trovare anche in alcuni suoi poemi, che hanno come tema centrale la morte. Il pensiero della morte lo ha ossessionato per tutta la vita: “Ritengo che non ci sia alcun pensiero in cui non compaia la morte.”
Sull’orlo della morte
Ora la mia vita ha attraversato un mare in tempesta
Come una fragile barca ha raggiunto quell’ampio porto dove tutti
sono chiamati, prima della caduta finale del calcolo
del bene e del male per l’eternità.
Ora so bene come sia vana quell’amorosa fantasia
che fece della mia anima l’adoratrice e la schiava
dell’arte terrena; quanto criminale
è ciò che tutti gli uomini cercano malvolentieri.
Quei pensieri amorosi che erano vestiti in modo così leggero,
cosa sono quando la doppia morte è vicina?
Quello che conosco per certo, l’altro terrore.
La pittura né la scultura ora possono cullare per riposare la
mia anima che si rivolge al suo grande amore in alto, le
cui braccia per stringerci sulla croce erano aperte.
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