Franco Battiato

L’arte di morire per Franco Battiato: 1 anno dalla scomparsa

Difendimi dalle forze contrarie, la notte nel sonno, quando non sono cosciente

di Rita Bertacchini

L’assenza assordante

Un giorno morirò senza rumore“, queste le parole che Franco Battiato disse durante un’intervista. Il 18 maggio dello scorso anno invece il Maestro è morto ed ha fatto rumore, ne ha fatto tanto, ne farà ancora. Non è solo la sua assenza che frastuona ma è anche tutto quello che lasciato, compresa l’idea stessa che egli aveva sulla morte. Non ne aveva affatto paura e, se ascoltiamo ciò che pensava, forse impareremo ad averne meno timore anche noi.

Parla di vita raccontando la morte

Franco Battiato: la sua idea della morte
Franco Battiato: la sua idea della morte

Dal ‘Testamento‘ a ‘La musica muore‘ , al film-documentario (e libro) ‘Attraversando il BardoFranco Battiato ha trascorso la vita studiandone il momento più temuto: la fine. Quello che ci lascia, assieme alle canzoni è il suo pensiero riguardo l’argomento. Un pensiero che vale davvero la pena di essere condiviso, perché alla fine la morte è democratica, riguarda tutti ed è livellatrice: mette le persone sullo stesso piano, ci rende tutti uguali, senza distinzioni di razza, di ceto sociale, di genere, di credo, di colore di capelli, di peso, di gusti. Provate a guardare le tombe: riconoscete un re da uno zappatore?

Non è una falce, è una chiave

La morte è un evento inevitabile nella vita di tutti: quella personale e quella dei nostri cari, ed è proprio quest’ultima quella che colpisce per prima ed in maniera più dura.

Eppure si può tentare di vedere la morte in un’altra ottica, non solo meno dolorosa, ma addirittura amica. Proviamo ad immaginare la morte in modo diverso: non più uno scheletro con il cappuccio nero e con la falce ma una figura amica con una chiave d’oro in mano che ci consente di entrare in un’altra dimensione, di vivere un’opportunità straordinaria, di iniziare una nuova vita. La nuova vita.

Un viaggio senza ritorno? Sicuri, sicuri, sicuri?

Franco Battiato: 1 anno dalla sua morte
Franco Battiato: 1 anno dalla sua morte

Il Maestro è senza ombra di dubbio il personaggio ‘spirituale’ della musica italiana. La peculiarità dell’artista degli shock addizionali è proprio l’instancabile curiosità che lo ha sempre animato verso nuovi territori, filosofici e spirituali. Le sue canzoni, i suoi testi, il suo percorso: tutto riporta alla spiritualità, al mistico, all’essenza. E per affrontare questi temi si deve obbligatoriamente passare da lei, dalla morte. Una morte che, secondo il maestro siciliano, non esiste. La sua concezione di questo evento temuto, ignorato, ovviato, è totalmente rivoluzionaria: la morte non è altro che un viaggio, un’opportunità, un’amica.

Cominciamo dall’inizio, cominciamo dalla fine

‘Attraversando il Bardo’ prende il titolo da ‘Bardo Todol’, il testo più noto della letteratura tibetana, il libro tibetano dei morti. La parola ‘bardo’ significa ‘morte’, mentre la parola ‘Todol’ significa ‘liberazione’. In questo poema simbolico tibetano si parla di una tecnica iniziatica per intraprendere un viaggio interiore fino ad arrivare alla liberazione dalla paura della morte. Un libro scritto per i vivi che racconta la morte come quello stato della mente nel momento in cui la coscienza è separata dal corpo fisico.

Battiato nel suo film-documentario ci prende per mano e ci accompagna in un prezioso viaggio attraverso l’immortalità dell’anima. Lo fa usando le parole di monaci e filosofi, asceti e psicologi della cultura occidentale e orientale che ci spiegano che, in realtà, la morte non va temuta bensì accolta come un’opportunità, non va ignorata ma ricordata giorno per giorno, non va scansata ma va vista come un’amica. Ci si deve preparare alla morte, giorno per giorno, vivendo con gioia, in modo pieno e completo. Questo il messaggio che l’artista ci vuole trasmettere.

Ricordati che devi morire

Non può non venire alla mente l’iconico ‘Non ci resta che piangere‘, dove alla continua raccomandazione viene data l’indimenticabile risposta dall’altrettanto indimenticabile Massimo Troisimo me lo segno”. Per gli antichi si trattava di una vera e propria meditazione, una sorta di mantra, volto a ricordare di eliminare dalla vita ridicole presunzioni, esaltazioni del proprio io e tutte le altre cose inutili e dannose che ci assillano e rovinano il quotidiano. Tutti noi dovremmo ricordarci che dobbiamo morire e questo deve portarci a vivere con questa prospettiva, cercando di vivere al meglio la vita, di viverla appieno.

Noi non siamo mai morti.
E non siamo mai nati.

Franco Battiato

Signora Morte, scusi ma mi coglie impreparato

Nell”Attraversando il Bardo’ Guidalberto Bormolini, un sacerdote italiano, racconta l’importanza della preparazione al momento della morte. La maggior parte di noi vede la morte ideale come quella veloce e indolore, magari nel sonno. Eppure, secondo il sacerdote, è bene non desiderare la morte improvvisa perché non dà la possibilità di prepararsi, né di salutare chi si ama.

Se noi ci preparassimo e fossimo registi di questo importante passaggio, l’evento ‘morte’ cambierebbe completamente di qualità. Non possiamo decidere lo so, ma possiamo comunque prepararci giorno per giorno, imparare l’arte.
Una sorta di arte di morire che ci consentirebbe non di subire la morte come qualcosa che ci travolge ma di far si che rappresenti il coronamento della nostra vita.

Anche Lama Monlam, un monaco buddista, concorda sulla necessità di prepararsi al momento della morte.
Ho parlato spesso dell’importanza di meditare e riflettere sull’impermanenza e sulla morte.
Dobbiamo cercare di essere pronti per quel momento che è il più importante della nostra vita, perché è quello che influenzerà il nostro futuro
.”

Futuro, pare assurdo parlare di futuro al momento della morte, ma il senso è proprio questo: la continuità della vita, anche dopo il passaggio, anche dopo aver attraversato il bardo. Certamente Franco Battiato era preparatissimo alla morte come testimoniano le tante sue canzoni che l’affrontano.

La materia gioca brutti scherzi

Le canzoni di Franco Battiato danno una chiara idea della visione dell’artista sull”infausto evento’ così come l’ha sempre data la serenità interiore che lo contraddistingueva.

Ne ‘L’ombra della luce‘ intonava “È il tempo di lasciare questo ciclo di vite“, ne ‘La quiete dopo un addio‘ cantava “Il dolce malessere dopo un addio“.

In ‘Torneremo ancora‘ l’artista paragona la vita ad un sogno, e la nascita ad un risveglioLa vita non finisce È come il sogno La nascita è come il risveglio Finché non saremo liberi Torneremo ancora
Ancora e ancora
“. Anche in ‘Testamento’ affronta in modo inequivocabile l’argomento della morte.

Prima di giudicare devi conoscere

Non parlare della morte rappresenta un modo inconscio per evitarla. Ma non parlare della morte non ci permette di conoscerla e smettere quindi di temerla. Franco Battiato è convinto che la morte sia conforto e verità, che non bisogna distogliere lo sguardo da lei bensì è bene tuffarci nell’ignoto e cercare di capire.

L’arte di vivere e l’arte di morire

Vivere basando tutto sull’amore, questo è il segreto della vita. Non ci si deve far distrarre dalle illusioni, dal materialismo e nemmeno si deve distogliere lo sguardo dalla morte e dal suo inganno, si deve cedere e credere ai sogni e alla magia della vita.
La morte non deve essere necessariamente un pensiero triste e doloroso ma può essere vissuta come un’opportunità: prepararsi alla morte è prepararsi a vivere in modo più pieno, con serenità e gioia.

Per vivere fortemente felici abbiamo bisogno di una chiave, e la chiave più importante è l’amore e la compassione.

Lama Khangser Rinpoche

Canta ancora per noi Maestro

Ora che Franco Battiato ha attraversato il Bardo avrà avuto modo di sperimentare le sue teorie e le sue convinzioni. E sicuramente l’ha fatto in maniera serena e consapevole, preparato e senz’altro fiero della vita che ha vissuto. Avrà preso la chiave e si sarà aperto la porta per la sua nuova vita: speriamo che continui a comporre canzoni. Canta ancora per noi Maestro.


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