Dal mod al pop, in disinvoltura
Paul Weller, fondatore dei The Style Council, è una delle figure più istrioniche della scena musicale inglese, una vera e propria autorità nel Regno Unito, talvolta dimenticato o messo irrispettosamente in secondo piano qui in Italia. Musicista ottimo e dall’ampia vena creativa, Weller ha attraversato decadi restando (quasi) sempre sulla cresta dell’onda.

Una volta archiviati nel 1982 i The Jam, un gruppo nato nel 1972 come interprete dello stile mod per poi riconvertirsi al punk rock sul finire della decade e poi al pop, Weller fonda immediatamente i The Style Council, con il contributo fondamentale del tastierista Mick Talbot, dagli interessi musicali affini a Weller. Questi interessi comprendono prevalentemente l’introduzione di elementi new wave, soul e jazz nel pop contemporaneo: i due, da un punto di vista puramente tecnico, sono ottimi musicisti ed esecutori e questo si rifletterà in maniera determinante nella loro discografia.

L’avvio del sophisti-pop
Dopo alcuni singoli, raccolti poi nel mini-LP ‘Introducing The Style Council’ (1983), il gruppo è pronto per il suo primo effettivo album in studio, ‘Café Bleu’, pubblicato nel 1984. Prima di addentrarci traccia per traccia nell’album, vale la pena citare altri due album usciti nel Regno Unito nello stesso periodo: parlo di ‘Diamond Life’ (1984) di Sade e ‘Boys and Girls’ (1985) di Bryan Ferry. Assieme, questi tre album rappresentano i lavori più influenti del cosiddetto ‘sophisti-pop’ inglese, pop sofisticato che si arricchisce appunto di elementi soul, lounge e jazz e arrangiamenti volontariamente lambiccati e altisonanti. Lungi dall’essere un genere colto o tantomeno progressivo, il sophisti-pop rappresenta comunque un tassello importante della musica pop anni ’80, anche se avrà vita piuttosto breve e verrà presto archiviato come uno dei fastidiosi eccessi commerciali di quella decade, analogamente allo smooth jazz di interpreti come Kenny G negli Stati Uniti.

Un album diviso e divisivo
I due lati dell’album, pubblicato originariamente in vinile visto l’anno, sono piuttosto diversi tra di loro. Se il primo omaggia le influenze più classiche del gruppo, dal soul al jazz improvvisato e da big band passando per il lounge da locale notturno, il secondo è decisamente più contemporaneo, essenzialmente un connubio tra pop, new wave e l’uso qua e là di strumentazione relativamente insolita. Il successo commerciale dell’album è trainato dai singoli estratti, ‘You’re the Best Thing’ e ‘My Ever Changing Moods’: quest’ultimo in versione singolo presenta un arrangiamento più stratificato e ritmato e il suo successo suggerirà al distributore americano di pubblicare l’album proprio con il titolo di ‘My Ever Changing Moods’ per capitalizzare ulteriormente. Il responso della critica è tutto sommato buono, con alcuni che in retrospettiva ricorderanno questo come il miglior album della discografia dei The Style Council, anche se molti sottolineano come il vero difetto del gruppo, ovvero la pomposità, sia qui già presente.

Ma entriamo nel vivo…
Vale la pena soffermarsi brevemente su alcune tracce particolarmente di valore. ‘Blue Cafe’, sinfonica e guidata dalla chitarra acustica di Weller, ricorda un’aria di un musical anni ’50 mentre ‘The Paris Watch’, che si avvale della splendida voce di Tracey Thorn, cantante degli Everything But the Girl, è un tributo sontuoso al lounge da locale notturno. Il primo lato sfuma con ‘My Ever Changing Moods’, un semplice ma raffinato pop da camera, con la voce di Weller accompagnata solamente dal pianoforte, e ‘Dropping Bombs on the Whitehouse’, una sorta di jazz da big band. Il secondo lato si ricorda principalmente per ‘A Gospel’, un insolito rap-funk, forse un po’ fuori contesto nell’album, ‘Strength of Your Nature’, un pezzo pop/new wave ibrido tra Duran Duran e Spandau Ballet e ‘You’re the Best Thing’, una serenata d’amore ben arrangiata e prodotta.

Dopo il caffè, l’ammazzacaffè
L’avventura dei The Style Council proseguirà fino al 1989 con la pubblicazione di altri 4 album (anche se l’ultimo, registrato proprio nel 1989, verrà pubblicato solo nel 1998). Il gruppo si scioglierà anche per la crescente disattenzione della critica e il calo di vendite degli ultimi lavori, con sempre meno singoli di successo. I The Style Council meritano comunque di essere ricordati, oltre che come una delle tanti incarnazioni artistiche di Weller, anche come un gruppo importante per la scena pop inglese degli anni ’80.
