Nino D’Angelo poeta e cultore della bellezza
Che cos’è la “cultura”? E cosa definisce la cultura? Sicuramente possiamo dire che definisce le caratteristiche di una società e la società è formata dal “popolo”. La cultura può essere quindi “popolare”, in quanto non è erudizione. Per troppo tempo la musica si è celata dietro preconcetti, interrogandosi poco su questa considerazione. E’ il caso di Nino D’Angelo, che ha sempre dovuto fare quello sforzo in più, perché considerato appunto “popolare”. Per lui sono dovuti arrivare in soccorso un Lucio Dalla, Pino Daniele, che hanno teso la mano a quel poeta che non sapeva parlare e dimostrare al mainstream che meritasse più considerazione.

Il valore della musica tradizionale e del dialetto
L’ Italia è un paese multiforme, in tutto. Nel paesaggio, nella tradizione culinaria, e nella lingua. E’ un microcosmo linguistico formato da più di trenta dialetti, sicuramente sempre meno utilizzati ma ancora ben radicati. I dialetti rappresentano la nostra tradizione, la storia, il passato, ma soprattutto, la nostra cultura. Nino D’Angelo è esattamente questo: un custode della tradizione, e di una cultura come quella partenopea che sprizza arte da tutti i pori. Un patrimonio da preservare.
Il poeta che canta mondi invisibili
Dove finisce ogni città
Nino D’Angelo
inizia una vita già scritta
La speranza è nel tempo che scorre
tra le mura di case costruite dall’indifferenza
le persone sono pezzi di dolore lasciate lì
ad invecchiare nello stesso silenzio
Ogni strada è un deserto dove i resti di qualunque cosa
guardano la solitudine e aspettano il vento
che prima o poi arriverà per spazzarli via
Il giorno e la notte hanno lo stesso sapore là dove la pioggia non cadeva mai sugli ombrelli
ma sulle teste di ragazzini che erano nati già grandi
E’ l’incipit di “Pane e canzone”, brano contenuto nell’album “Il poeta che non sa parlare” e recitato da Toni Servillo. E’ una poesia che non ha bisogno di essere parafrasata.
Nino ci racconta i margini della società, dove la disillusione regna sovrana. Canta un mondo invisibile di cui lui stesso era abitante prima di diventare il caschetto biondo più famoso d’Italia. Con la maturità raggiunta in 40 anni di carriera e un’autorevolezza finalmente confermata, ci ha dimostrato di essere un poeta che sa parlare, sa parlare al cuore della gente.
Un tour da nove date sold out
Restrizioni tolte e tour in ripartenza. Dopo essere stati fermi per troppo tempo, la macchina dei live ha di nuovo il motore acceso. Quella di Nino D’Angelo ha messo il turbo. Ben nove date sold out fino a questo momento. Uno spettacolo che lo vede protagonista nei teatri italiani, dall’Arciboldi di Milano, al teatro Regio di Parma, passando per l’Auditorium di Roma. E’ una festa in musica che aspettava di essere celebrata da due anni.
Senza giacca e cravatta accussì so’ venuto: il brano più celebre
Il successo e la fama non hanno mai scalfito l’animo nobile e umile di quel ragazzo venuto dal basso, che si è fatto da solo in un panorama che stentava a dargli credibilità. E così, ancora oggi, incarna quell’icona dai valori ben saldi, che con naturalezza non ha bisogno di presentarsi in giacca e cravatta perché è ancora il caschetto biondo nato a San Pietro a Patierno.