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A Guanajuato in Messico, una città coloniale affascinante, ricca di vita e cultura, si trova uno dei musei più inquietanti del mondo. All’interno si trovano 111 mummie risalenti al 1800 che si sono preservate per cause naturali ancora ignote. La storia che accompagna le mummie urlanti ha dei risvolti davvero terrificanti.

El Museo de las Momias de Guanajuato si trova nel Panteon municipale di Santa Paula, sul Cerro Trozado. Conserva 111 cadaveri interrati dopo una grande epidemia di colera che avvenne nel 1833. Nel 1865 venne emanata una legge che imponeva ai parenti dei defunti il pagamento di una tassa sulla sepoltura nel cimitero. Se l’imposta non veniva pagata per diversi anni, la salma del loro parente veniva riesumata.
La maggior parte delle persone non poteva permettersi questa spesa e di conseguenza, la maggior parte dei cadaveri, veniva dissotterrato. Solo il 2% però si conservava attraverso un processo di mummificazione naturale. Le cause sono ancora poco note, quello che si sa e che dipende da agenti naturali come l’aria secca, il freddo, l’alcalinità del terreno e l’isolamento dai microrganismi.
L’epidemia di colera causò tanti morti e si diffuse rapidamente. Per questo motivo erano molto frettolosi e ansiosi di seppellire i cadaveri, per evitare appunto la trasmissione del morbo.
La prima mummia ritrovata
Il dottore Remigio Leroy fu il primo corpo mummificato ad essere scoperto. Leroy veniva dalla Francia e non aveva parenti che potessero pagare la tassa per il cimitero, di conseguenza fu riesumato con ancora tutti i vestiti intatti.

Perché hanno un’espressione terrificante sul volto?
Molte volte le persone malate venivano scambiate per morte e venivano seppellite vive. Secondo alcuni studiosi, l’espressione terrorizzata sui loro volti e il fatto che venissero trovati in posizioni differenti da come erano state seppellite, è la prova che sono morte nelle tombe. I corpi delle persone decedute venivano infatti seppellite con le braccia incrociate sul petto.
Una di queste era Ignacia Aguilar. All’atto della sua riesumazione il suo cadavere si presentava con il volto rivolto verso il basso, mentre si mordeva il braccio, con coaguli di sangue all’interno della bocca.

Nel museo è presente uno spazio dedicato alle salme dei bambini, dove si trova la mummia più piccola al mondo. Il feto di una donna incinta malata di colera.

El Museo de las Momias de Guanajuato è il simbolo del rapporto profondo che i messicani hanno con la morte. La festa dei morti, del 1 e 2 Novembre, ha un particolare significato religioso celebrato con manifestazioni di devozione, dove vengono ricordati gli amici e parenti defunti, e si compiono cerimonie e processioni proprio in onore della Morte.
Il culto oscuro della morte
Il culto della Santa Muerte, conosciuta anche come Santisima Muerte o Mictecacihuatl, affonda le proprie radici nelle tradizioni del popolo azteco e nelle antiche religioni pre-colombiane. La festa fu spostata dai sacerdoti spagnoli in coincidenza con Halloween, un vano tentativo della chiesa di convertire questo giorno sacro in una festa cristiana. Il Giorno dei Morti conserva tuttavia le sue antiche radici onorando la Signora della Terra dei Morti.
Si dice che gli antichi dei non siano morti ma che dormano e possano svegliarsi grazie alla fede e la preghiera. Mictecacihuatl e il suo signore Mictlantecahtli ricevevano entrambi offerte di sangue dalle persone in cambio di una morte pacifica, quando giungeva la propria ora.
La tradizione vuole che per ricevere un destino favorevole facendo un’offerta, si debba avere la mano destra coperta di sangue per garantire il favore di Mictlantecahtli. Siccome le offerte di sangue erano considerate molto importanti, il colore rosso divenne intimamente associato al Signore della Terra dei Morti.
La cultura e le tradizioni messicane sono molto affascinanti e visitare il museo delle mummie urlanti è sicuramente un’esperienza che lascia il segno. Se vuoi maggiori informazioni sui giorni e gli orari di apertura, puoi visitare il sito ufficiale del Museo del las Momias de Guanajuato.
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