Caricamento...
La settimana di Fedez, nel bene e nel male
Nella settimana appena conclusa abbiamo assistito, almeno in Italia, ad una clamorosa impennata della parola Fedez nei trend dei motori di ricerca. Ogni mattina, per intenderci, google trends mi proponeva, ai vertici della sua indicizzazione, il nome del cantante meneghino affiancato da altre parole veramente terribili che nessuno vorrebbe mai e poi mai dover cercare. Il percorso che ci ha portati solo ieri a sapere che al giovane era stato diagnosticato un terribile tumore pancreatico ha cambiato, per molti di noi, la routine del dopocena.

Proprio come quando il quiz delle 19.30 viene cancellato, perdiamo un’abitudine che oramai era consolidata dentro di noi allo stesso modo, per una settimana, la coppia più celebre di Instagram ha smesso di pubblicare contenuti suscitando preoccupazione e vicinanza da parte di tutti i suoi fans. Tanto che, nell’arco delle ore, la stampa nazionale ha amplificato le voci che si susseguivano portandole a conoscenza della restante parte di platea.
La situazione che stiamo vivendo meriterebbe tanti approfondimenti ed analisi; la maggior parte di queste dovrebbero ruotare attorno allo stravolgimento che i social media hanno portato nei concetti stessi di intrattenimento e celebrità. Voglio invece soffermarmi su quello che, realmente, Federico Lucia ha fatto per il suo Paese, prima che questa ennesima tempesta lo travolgesse.
Dove ci eravamo lasciati
Il progetto Disumano (definirlo disco, a questo punto, è incompleto) ha donato alla FondazioneTog parte degli incassi sulle vendite per una cifra pari a 200 mila euro. Si tratta di una vera e propria operazione di marketing finalizzata al raggiungimento di un obiettivo filantropico. E come tutte le operazioni di marketing fatte bene che si rispettino, questa ha generato una serie di polemiche che (ma guarda un po’) hanno portato ad una crescita naturale della percezione nel progetto da parte dell’opinione pubblica.
In un mondo sempre più individualista non era per nulla scontato che fosse proprio il simbolo di una nuova cultura a prendere posizione e passare davvero dalle parole ai fatti, a prescindere/discapito delle polemiche.
Le opere di Francesco Vezzoli in marmo esposte in Triennale verranno battute all’asta e, anche queste due sculture, vanno a caratterizzare una strategia di vendita tanto volatile e breve (come possono essere le stories su instagram) quanto solida e duratura: più del marmo cosa ci può essere?
Una provocazione disumana

E, alla fine della storia, il buon vecchio Fedez c’è riuscito per davvero. A fare cosa? Direte voi. A fare, punto.
Era veramente da tanto, troppo tempo, che non assistevamo a qualcosa del genere. Un membro della generazione “buste arancioni dell’inps” che realizza i suoi sogni, vince l’Ambrogino d’oro (ragà, ha 30 anni il tipo) arriva a potersi permettere di essere libero nel profondo (si, quando fai parte dello showbusiness e ti registri mentre porti alla luce le gravi carenze di mamma RAI, allora puoi considerarti libero per davvero) e, a questo punto ne siamo certi, si emancipa dal problema della pensione, come dovrebbe essere definito?
Nonostante il suo nome sia la parola chiave del momento nei trend di ricerca, temo che di Fedez si sia parlato tantissimo ma, ahime, veramente male. E non tanto nel modo in cui è stato attaccato in questi anni, quanto nel fatto di aver parlato di argomenti veramente marginali nella vita del cantante. Non abbiamo mai capito, o forse abbiamo fatto finta di farlo, quali fossero i veri valori che stavano dietro alla maschera. E giorno dopo giorno, disco brutto dopo disco brutto, opinione dopo opinione, l’uomo Federico ha scelto di farceli scoprire.
Ci siamo soffermati ancora troppo poco su di lui e, in un Paese davvero meritocratico, una persona che a 30 anni ha ottenuto i risultati che Fedez ha conseguito dovrebbe essere ammirata e studiata, invece che giudicata ed attaccata.
Ma questa si che resta una semplice e pura questione di cultura.
Caricamento...