Claudia Venuti: una moderna Virgilio nell’Inferno degli incontri romantici
Alzi la mano chi almeno una volta non è incappato in un…caso umano. C’è chi ne ha collezionati diversi, tanto da “radunarli” tra le pagine di un libro, che si presenta come un’esilarante biografia sentimentale, a tratti velata di amara ironia, in un susseguirsi di storie tra il paradossale e il faceto. Pensavo fosse amore, invece era un caso umano, è l’ultimo lavoro di Claudia Venuti, giovane scrittrice di Sperling&Kupfer, che si è raccontata per noi di Where Magic Happens.

Claudia, questo titolo che definirei “di pancia”, ti identifica come una persona empatica?
Assolutamente sì, sono una persona che vive molto d’istinto e il titolo è nato in maniera spontanea durante una chiacchierata tra amiche, alle quali ho confidato che avrei scritto un libro su tutte le mie disavventure, e che si sarebbe intitolato certamente così. Tra l’altro anche lo stile che ho utilizzato è uno stile “di pancia”.
Possiamo quindi definirla una “biografia sentimentale”?
Si, perché per la prima volta mi sono messa a nudo in prima persona, raccontando tutto ciò che mi è successo ripercorrendo le mie storie da quando avevo 23 anni fino ai 32. Non ci sono personaggi inventati, ma è tutto frutto di vita vissuta.
Questi “analfabeti dei sentimenti”, come li definisci ad un certo punto, credi che nascondano mancanze più profonde? Che manchino di educazione sentimentale?
Sì, sono persone che non sanno stare in relazione. Mi sono trovata più volte ad “insegnare” come comportarsi bene senza fare del male gratuito. Il problema principale è che le persone non si conoscono abbastanza e non sanno cosa vogliono dalla vita. Quindi è difficile che riescano a donare sé stesse, ma solo una parte, che spesso nasce dall’essere “personaggi” più che “persone”. Il segreto è imparare ad ascoltarsi.
Tu hai imparato ad ascoltarti con la maturità e non hai riscontrato lo stesso dall’altra parte?
La chiamo la cosiddetta “intelligenza emotiva“. Ho notato un abisso tra me e le altre persone, tanto da domandarmi se fossi sbagliata io, se non fossi in grado di comprendere l’altro, innescando delle vere e proprie paranoie. Ma ribadisco che è fondamentale imparare ad ascoltarsi, perché dentro di noi sappiamo quando è il caso di proseguire o di fermarci. Io però sono una persona che vive di tentativi, ma al primo segnale di tossicità va tagliata la corda. Se si inizia con una piega sbagliata, non proseguirà con una giusta.
A tal proposito parli di sesto senso, lo ringrazi per averti salvata. Ma hai dei rimpianti per non averlo ascoltato subito?
Durante la scrittura, quelle ferite sono riaffiorate, aprendo cassetti scomodi sono riemerse sensazioni spiacevoli, quindi sì, ma probabilmente non avevo la totale consapevolezza di me stessa per fermarmi prima. Ero un continuo dare possibilità, dare fiducia. Pur di credere alla parola amore giustificavo l’ingiustificabile, e non davo ascolto a quello che era chiaro dentro di me.
Sei una persona che porta rancore?
No assolutamente. Anzi, una parte di me ringrazia quegli uomini, sono esperienze che mi hanno permesso di crescere. Ed è una considerazione che può essere estesa a tutti gli ambiti relazionali, dall’amicizia alla famiglia. E’ nata una sorta di “selezione naturale”. Ho imparato a selezionare con chi rapportarmi. Quando riesci a modificare il tuo modo di “operare”, i cambiamenti li vedi subito. Ho avuto la possibilità di scoprire il mio valore. Prima accontentavo gli altri, adesso accontento me stessa.
Chiunque abbia il potere di farci sentire sbagliati, va allontanato dalla nostra vita. Cosa ti ha portato a questa considerazione?
Quando mostriamo una fragilità e veniamo etichettati come “paranoici”, quell’insicurezza non fa altro che amplificarsi. Non mi stai accarezzando una paura agendo così, ma me la stai bastonando, e di conseguenza ti senti “sbagliato”. Ma non dobbiamo sentirci sbagliati noi, bensì allontanare chi ci dà quella “bastonata”.
Credi di essere incappata in questi “casi umani” perché avevi delle mancanze dentro di te?
Nel tempo ho esorcizzato il tutto dando la colpa alla sfortuna, ma ovviamente c’è sempre un motivo più profondo. Le mancanze che avevo erano un bisogno d’amore, e mi accontentavo anche di un po’. Ma questo è sbagliato, non dobbiamo accontentarci delle briciole, e di certo se tornassi indietro non tollererei più certi comportamenti.
Nonostante le esperienze negative, Claudia Venuti è rimasta una persona positiva. Questa determinazione ti ha poi premiata?
Una parte di me ha sempre creduto nell’amore, e nella mia testa sapevo perfettamente cosa fosse l’amore. Ma ho dovuto fare un lavoro su me stessa, ho avuto bisogno di ricentrarmi, e da quel momento in poi non ho più permesso a nessuno di farmi sentire “meno”. La persona giusta finalmente è arrivata, e la persona giusta la riconosci all’istante, perché è colei con la quale puoi sentirti completamente te stesso.
Qual è la molla che ti spinge a scrivere?
Senza dubbio l’amore. Ho ritrovato dei vecchi quaderni e già da piccola io parlavo di questo, anche in maniera fin troppo sensibile. E assolutamente la scrittura è stata la mia autoterapia, scrivevo e stavo bene, tiravo fuori le mie sensazioni. Crescendo la mia passione si è rafforzata, tanto da arrivare a pubblicare dei libri.
Non possiamo che essere d’accordo con Claudia, in fin dei conti l’amore è stato sempre il centro della letteratura. “L’amor che move il sole e l’altre stelle”. Tanto per citare “qualcuno”…
In chiusura chiediamo a Claudia di leggerci una frase che racchiuda il messaggio principale del suo libro, e di declinarlo in un’aforisma. Lei ci risponde così:
