Alla Fashion Week di Milano 2022, Raf Simons presenta la nuova collezione con una sfilata digitale fuori dai calendari della settimana della moda. L’ispirazione arriva dai tempi antichi, dal folclore e dalla tradizionalità.
Milano Fashion Week 2022 Di Raf Simon ispirato alla tradizione
Per la collezione Autunno Inverno 2022, presentate ieri sulla passerelle milanese, Raf Simons non manca certo di creatività, stravolgendo ogni canone utilizzato da lui in precedenza. Cosa sono i ‘costumi’ odierni se non il riflesso della società? Lo stesso presupposto vale da migliaia e migliaia di anni. La sfilata del designer ne è la dimostrazione, portando in passerella una collezione ispirata all’antica cultura fiamminga. I colori, le forme e i materiali sono gotiche e surrealiste.

Una sfilata anticonvenzionale
Non è solo l’atmosfera della collezione a stupire, ma anche il mondo con cui essa viene presentata al pubblico. La sfilata è completamente digitale e come teasing, sull’account Instagram ufficiale di Raf Simons, compaiono degli short video che espongono le nuove ispirazioni della sfilata, fatte di antichi dipinti, credenze popolari e proverbi dell’antico folclore.

I proverbi fiamminghi
Come la moda, anche gli usi linguistici sono cambiati nel corso dei secoli, ma l’origine di ciò che conosciamo non va mai dimenticata. La più forte fonte d’ispirazione della sfilata, infatti, non arriva da una subcultura giovanile. Questa volta ad accendere la fiamma del designer è il quadro di Pieter Brugel, i Proverbi Fiamminghi, dipinto nel 1559.
Il dipinto raffigura il popolo diviso in gruppi, ciascuno riferito ad un proverbio dell’epoca: “Sbattere la testa al muro”, “Inutile piangere sul latte versato”, “Stare sui carboni ardenti”. Tutti elementi fondamentali che, da parole, sono stati tradotti da Raf Simons in capi d’abbigliamento e accessori.

L’uomo dal cappotto blu
La meraviglia ed il mistero dell’antichità stanno nella sua simbologia: colori, forme e parole che portavano significati spirituali profondi. Un esempio è l’uomo al centro del quadro di Pieter Brugel. L’uomo indossa una lunga cappa blu, simbolo che all’epoca veniva attribuito all’infedeltà coniugale. È proprio questa cappa la fonte di ispirazione del look di apertura dello show: un berretto a visiera che diventa una sorta di mantello, creato dal modista Stephen Jones, l’abituale collaboratore di Kim Jones per i suoi show di Dior.
La stoltezza umana
La stoltezza umana, comico da pensare, è proprio il tema portante del quadro dipinto, ricordiamolo, nel 1559. È proprio questo il contrasto che Raf Simons vuole dare alla sua descrizione, quasi facendo dell’autocritica, affermando ‘solo uno stolto lo può indossare’. Ovviamente ciò che ne viene fuori è tutt’altro che da stolti, ma ha del genio.
Nel dipinto sono presenti miriadi di buffi copri capi che il designer trasforma in cappelli di pelliccia sintetica di forme e colori inimmaginabili. Anche negli abbinamenti gioca sul tema della pazzia, mescolando un largo cappello Tudor viola, una sorta di abito/camicia con spalline militari color rosa e lucidi pantaloni di PVC abbinati a una borsa arancione a forma di gigantesco fiocco.


Il minimal a bilanciare il caos
La stoltezza è regolata dalla ragionevolezza. Per questo in passerella, accanto agli abbinamenti audaci e agli stravaganti cappelli, abbiamo forme più minimal. Decostruzione dei classici trench e cappotti maschili in pelle, vinile e materiali sintetici. Una serie di abiti femminili, i più corti dei quali diventano anche proposta di abito genderless come, negli ultimi due anni, lo erano state le camicie oversize.
Anche il filone gotico è facilmente individuabile grazie ad ampi cappucci neri calati sugli occhi, lunghe cappe e alla forma dei cappelli simile a quella degli elmi dei cavalieri. Gli accessori macabri spiccano in questo incantesimo che, come in un gigante calderone, mescola il passato con il presente. Spille, orecchini, collane e bracciali con forma di scheletri ed ossa.
