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Venti di guerra tra Russia e Ucraina. Un triste epilogo

La Russia invade l'Ucraina: quali sono le motivazioni dietro all'escalation di violenza? Ecco cosa succede dal crollo dell'URSS.

L’escalation della crisi: Russia e Ucraina con il coltello alla gola

La diplomazia ha fallito, nella notte a cavallo tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio lo “zar di Russia” Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina, dopo che il mondo era rimasto con il fiato sospeso ad osservare l’escalation della crisi fino al punto di rottura. La situazione era tesa da quando – con il pretesto di una maxi esercitazione militare congiunta con la Bielorussia (coinvolta nell’invasione), la Russia aveva spostato 130mila soldati sul confine di Kiev del presidente Volodymyr Zelens’kiy.

Ma che cosa ha portato a una nuova guerra in Europa, dopo 30 anni dall’ultimo conflitto “aperto” sul suolo del Vecchio Mondo? La frattura tra un’Ucraina che guarda verso l’Europa e una Russia determinata a salvare la sua influenza sui confini occidentali: radici profonde e derivazioni complicate. Con W.M.H. proviamo a capire insieme che cosa ha portato alle ostilità sul confine orientale dell’Europa, con la Russia impegnata nel dispiegamento per “assicurare la pace”.

Invasione Ucraina
Truppe russe in Ucraina per “assicurare la pace”

L’Ucraina verso la Nato, un’alleanza che non piace alla Russia

Nell’immediato, il “casus belli” sarebbe la richiesta dell’Ucraina di entrate nella Nato (North Atlantic Treaty Organization), l’alleanza militare che riunisce in un patto di mutuo soccorso (in caso di guerra) i principali paesi occidentali (tra cui l’Italia) e i satelliti. Benché sia stata la stessa Nato a definire l’ingresso dell’Ucraina “non imminente” e benché i rapporti tra il Patto Atlantico e la Federazione Russa siano più distesi dalla Guerra Fredda, la prospettiva non piace per niente a Vladimir Putin.

Il leader della Federazione è terrorizzato dall’eventualità che un’altra nazione lungo i suoi confini occidentali si unisca alla vasta e potente Alleanza, di fatto circondano militarmente l’ex nemico numero uno della Nato, che non avrebbe più la sicurezza di stati cuscinetto frapposti tra il blocco occidentale e la Russia Europea. L’obiettivo sarebbe minacciare l’Ucraina e la stessa Nato, dato che nessuno sembrerebbe, per ora, desiderare di imbracciare i fucili, costringendo Kiev a ritirare la domanda. Oltretutto , un paese coinvolto in un conflitto armato, secondo lo statuto, non può richiedere l’accesso al Patto Atlantico.

Putin invasione Ucraina
Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin

Una questione di influenza

Anche in questo caso, come nella crisi della Crimea nel 2014, dietro alla minaccia della guerra c’è anche la volontà della Russia di contrastare l’occidentalizzazione dei suoi ex “cuccioli”, mantenendo salda la sua influenza lungo i confini e potente la voce di Putin. Un processo dal quale l’Ucraina avrebbe cercato di smarcarsi, al contrario della Bielorussia di Lukashenko, da tempo, situazione confermata dalla elezioni del 20 maggio 2019 che hanno portato alla guida del paese proprio il professionista dello spettacolo – estremamente filo occidentale – Zelens’skyj.

Una serie di tensioni che si protrae dal 1991, con il crollo dell’Unione Sovietica e con la Russia che ha cercato, da allora, di mantenere comunque salda la sua influenza sugli stati che un tempo erano il cuore pulsante del mondo comunista.

La frattura con l’Ucraina nasce con il crollo dell’URSS

Andiamo indietro nel tempo. Con il blocco sovietico allo stremo delle forze, il processo di distacco dell’Ucraina anticipò il crollo dell’URSS di un anno. Nell’estate del 1990, il nuovo parlamento ucraino adottò la dichiarazione di indipendenza dello stato, che seguiva principi di autodeterminazione rispetto all’Unione Sovietica. Il processo verso la realizzazione di un’Ucraina democratica e indipendente fu rallentato dal “Golpe di Agosto“, poi sventato, del 1991, quando una giunta militare tentò di sovrapporsi a Michail Gorbacev e riprendere in mano l’Unione in agonia. Il 24 agosto del 1991 l’Ucraina si dichiara formalmente indipendente, anticipando il crollo dell’URSS di fine anno.

Le prime elezioni presidenziali democratiche, il primo dicembre del 1991, terminano con la nomina di Leonid Kravcuk a primo Presidente del Parlamento. Da allora il paese è fortemente diviso tra i nostalgici di “madre Russia” e gli indipendentisti: una frattura che lo storico italiano Alessandro Barbero identifica anche nell’interpretazione del toponimo Ucraina, stretto tra chi lo traduce come “Marca di Confine” e chi come “Fuori dai Confini”. Un nodo cruciale: per capire quanto i due paesi siano saldamente legati nel Medioevo, la cultura, la storia politica e la società della Russia Europea si originarono proprio dal Rus…di Kiev.

La crisi della Crimea

Euromaidan Ucraina
Le agitazioni Euromaidan in piazza a Kiev, 2014

La crisi attuale è l’evolversi degli eventi del 2014, precipitati fino alla guerra aperta del 2022. Nel dicembre del 2013, il presidente ucraino Viktor Janukovyc sospese un trattato che istitutiva una zona di libero scambio in Ucraina, di fatto tagliando fuori l’Europa dal gioco di influenze sulla “marca di confine”. Una grande fetta della popolazione reagì con furore, portando a un circolo di violenza che portò dalle proteste in piazza del movimento Euromaidan alla rivoluzione ucraina, che nel 2014 cacciò Janukovyc dal parlamento.

Le posizioni liberiste ed europeiste dei ribelli portarono inevitabilmente alla reazione del gigante di Putin. La Russia, nello sforzo costante di strappare le ex repubbliche sovietiche all’Europa, rispose con l’intervento armato in Crimea, formalmente per assicurare la transizione pacifica dopo che la penisola (con il porto strategico di Sebastopoli), decise in seguito a una consultazione referendaria di staccarsi dall’Ucraina europeista e tornare tra le braccia di madre Russia.

I separatisti del Donbass

In seguito alla rivoluzione ucraina, la nazione ha perso il controllo totale anche sulla regione del Donbass, ai confini con la Crimea annessa dalla Russia. Le città di Donetsk e Lugansk non riconoscono il governo di Kiev e guardano a Putin come grande alleato. Fonti occidentali e ucraine, seppur Mosca abbia sempre negato, identificano proprio nel Cremlino l’appoggio costante ed efficiente alle repubbliche separatiste, che nessuno, fino a pochi giorni fa aveva riconosciuto a livello internazionale. La mossa precedente all’invasione russa, nei giorni scorsi (oltre al richiamo del 50% dei riservisti), era stato proprio l’annuncio di Vladimir Putin sul riconoscimento ufficiale di Donetzk e Lugansk.

Muore il sogno europeista degli ucraini

Ucraina Zelens'kij
L’insediamento del presidente ucraino, 2019

La tragedia della guerra ha spazzato via la rincorsa degli ucraini verso un “posto al sole” in Europa. Separatisti a parte, la maggioranza della popolazione sognava uno stato libero dalla corruzione, moderno e orientato verso occidente: un sogno forte, che aveva cavalcato, nel 2019, all’elezione del presidente – comico, attore e sceneggiatore – Volodymyr Zelens’kiy, filo occidentale, ma che cercava di spingere l’Ucraina verso l’autodeterminazione. Con i carri armati russi, si infrange la promessa che infuocava l’Ucraina.

La nostra Ucraina non sarà la sorella minore della Russia, né il partner corrotto dell’Europa

Volodymyr Zelens’kiy

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