Prima dell’impatto
Sono le ore 19:53 di uno strano giovedì sera.
Sto riguardando tutte le possibili informazioni sul disco che già (un po’ prevenuto) vedo come il più deludente dell’anno: Succo di Zenzero 2.
Inutile spiegare il perché: il primo è stato un culto tale da sancire l’inizio e la fine della cloud rap italiana, sonorità nuovissime, produzioni fresche, testi senza pretese ma efficaci.
Per i conoscitori della Dark Polo Gang dai tempi della trilogy c’è solo una parola per descriverlo, ossia “Culto”.
Nessuna esagerazione
Il 2016 è stato punto di svolta per tanti artisti italiani, a partire da Sfera, passando dalla Drilliguria per poi arrivare a Roma, nella patria della Dark Polo Gang.
Un anno in cui tutto è cambiato, in cui si sono formati i gusti di una generazione, nel modo più letterale.
Qualsiasi ragazzo cantava ‘BRNBQ’, ma come dimenticare ‘Cavallini’ o ‘Fiori del Male’.
E questi singoli mastodontici, pietre fondamentali di ogni buon amante della trap nostrana, sono pezzi di progetti ancora più culto. Da una parte ‘Sfera Ebbasta’, dall’altra la Trilogy della Dark, composta da ‘Crack Musica’,‘The Dark Album’ e appunto, ‘Succo Di Zenzero’.
Un momento diverso della storia
Ovviamente il collettivo romano era completamente diverso allora, fondamentale differenza la presenza di Dark Side (ora Sidebaby) all’interno del gruppo.
Ovviamente quindi, a distanza di anni, oltre all’abbandono di Arturo, sono cambiate molte cose.
La vena più street e cruda è stata abbandonata, prima con ‘Twins’ e poi con ‘Trap Lovers’.
C’è stato anche un tentativo di ritorno sui propri passi con ‘Dark Boys Club’, che effettivamente risulta il loro ultimo progetto meglio riuscito, ma nessuno tra questi progetti regge ancora il confronto coi primi tre.
Un allontanamento dalle origini
O almeno, questo speravo.
Fallito il vano tentativo di ritornare a ciò che erano, è incominciato il perseguimento da parte di tutti e 3 della propria carriera solista: l’inizio sancito da ‘Untouchable’ di Tony, che effettivamente non delude, e racchiude qualche hit.
Pyrex partecipa con ‘Dennis Rodman’ al 64Bars di Redbull, e comincia a far sperare bene per il suo prossimo disco.
Wayne invece, tace.
Sempre giovedì sera
E si ritorna a qualche ora prima dell’impatto.
Sono perfettamente cosciente che il disco in uscita non potrà mai eguagliare ciò che è stato il primo capitolo.
Impossibile.
Anche la scelta di affidare solamente una base a Sick Luke (che rimane l’unico beatmaker dell’originale) mi fa storcere il naso.
Da ‘Non mi interessa’ ad un feat con Sangiovanni, tutte le carte sono in tavola, e non promettono niente di buono.
Succo di Zenzero second impact

Infatti.
‘Bust down’ con delle sonorità decisamente vicine ai nuovi brani di Bladee mi aveva fatto sognare, per poi rovinare tutto già dal brano dopo.
Succo di Zenzero si trasforma presto in un banalissimo centrifugato di frutta, con qualche pizzico di novità, ma solo accennato, timido, lontano.
E non riesco a capire, qualcosa non mi torna.
Sinceramente, com’è possibile?
“Il futuro”.
Spesso avevamo definito così il primo SDZ, senza minimamente sentirci in difficoltà.
Il due invece, viene direttamente dal passato.
Come può sembrare più vecchio il seguito di un progetto? Con oltretutto 6 anni di differenza?
Mi viene soprattutto da chiedermi: qual è la necessità di rimanere in una propria comfort-zone quando è stato, in realtà, l’uscirne la vera rampa di lancio della tua carriera?
Manca di senso.
Wayne, perché?
Perché gettare così la possibilità di creare un nuovo culto, un aggiornamento di quanto già si era fatto?
Perché cercare dei numeri facili quando solo il nome ne avrebbe garantiti a migliaia?
Ancor meglio, perché utilizzare questo nome per creare qualcosa che neanche gli si avvicina?
Ma se proprio dobbiamo andare al monte di tutti i perché:
Ma perché un brano Raggaeton con Fred De Palma? A gennaio? Nel 2022?
Giusto non interessarsene buon Wayne, ma l’estate 2019 è passata da un pezzo.
Non mi interessa
Wayne Santana in ‘Non mi interessa’, che sembra la risposta a tutto quanto io abbia scritto.