Harry Styles, l’ospite inaspettato
Non molto tempo fa il Coachella ha annunciato i suoi ospiti per l’edizione del 2022. Il nome di Harry Styles è il primo sulla lista: egli si esibirà il 15 e il 22 Aprile. Altri artisti inaugureranno il palco: Billie Eilish, Ye (Kanye West), Swedish House Mafia, insieme ad una rosa quasi infinita di cantanti e band, tra cui gli ormai internazionali Maneskin.

La presenza di Harry ha scatenato la reazione del pubblico, e non in senso positivo. Da tempo ormai si sa che Philip Frederick Anschutz, proprietario del Festival Musicale, ha più volte malcelato le sue posizioni omofobe e anti LGBTQ+, eppure tantissimi artisti, ogni anno, continuano a partecipare all’evento pur essendo, nella vita di tutti i giorni, vicini alla comunità.
Anche nel 2022 molti artisti che professano di avere a cuore queste tematiche saranno ospiti del Coachella, ma il pubblico si è scagliato quasi unicamente – o perlomeno con una veemenza maggiore – contro Harry Styles. Su Twitter, in particolar modo, le polemiche non sono mancate: gli haters hanno trovato pane per i loro denti, mentre i fan non sanno che pesci prendere. Il tanto acclamato “eroe che combatte la mascolinità tossica” e che vuole spezzare gli stereotipi a favore del concetto di genderfluid ha fatto il suo passo falso.
Una lotta illegittima
Negli ultimi tempi Harry Styles si è fatto notare per i suoi numerosi shooting in abiti considerati femminili. Posare per riviste come Vogue America costituisce sicuramente un gesto dal forte impatto, nonché un’azione provocatoria. Questo ormai è diventato il tratto distintivo del nuovo Harry.
Sulla genuinità di questa iniziativa voglio dare il beneficio del dubbio. Bisogna ammettere che, al di là del forte messaggio, il voler abbattere certi stereotipi rischia spesso di diventare, in realtà, una tattica per aggraziarsi il pubblico.

Nel caso di Harry Styles – e non solo – il fatto che egli sia un uomo cis e presumibilmente etero rischia di attirare spesso più commenti negativi che apprezzamenti sinceri, come se il cantante si ostinasse ad appropriarsi di una battaglia che, in effetti, non è la sua, quantomeno non in prima persona. Nessuno dice che Harry Styles non possa essere alleato della comunità LGBTQ+ e vicino a tutte le tematiche annesse, tuttavia un pubblico più consapevole chiede, giustamente, che sia una vera persona genderfluid a poter portare avanti un certo tipo di messaggi e ideali.
Tutta colpa del fandom
Ancor più di Harry stesso, coloro che lo hanno inspiegabilmente eletto ad icona LGBTQ+ sono stati proprio i suoi fedelissimi fan. Uno dei più radicati motivi è il mito che ruota intorno a lui e al suo ex collega Louis Tomlinson, una leggenda nata tanti anni fa quando i One Direction erano ancora tra noi. La presunta relazione tra i due cantanti, frutto della nociva mania di feticizzare le coppie omosessuali, ha generato dei falsi presupposti che, tuttora, collocano Styles all’interno delle dinamiche della comunità.

Lo sdegno del pubblico nei confronti della partecipazione al Coachella è più che legittimo. Prendere parte ad un evento creato da una persona notoriamente omofoba non è sicuramente un gesto nobile, come può essere, per esempio, continuare a supportare – anche a livello economico – J.K. Rowling, dichiaratamente transfobica. Per quanto il lavoro possa talvolta costringere un personaggio pubblico ad avvicinarsi ad ambienti e progetti creati da persone poco inclusive, il mondo si aspetta sempre una presa di posizione. Questo dovrebbe essere un discorso valido per tutti, non solo per Harry Styles.
Nel suo caso, però, gli animi si sono davvero accesi proprio a causa dell’incoerenza con tutto ciò che ha compiuto ultimamente, alimentata però dal fatto che egli sia erroneamente associato a qualcosa che non esiste. Come dicevo prima, Harry è un uomo cis ed etero che non può far propria una lotta altrui e quindi, in un certo senso, il fandom si è dato la zappa sui piedi, generando una doppia delusione per sé e per gli altri. Se non fosse assurdamente considerato un’icona LGBTQ+ solo perché indossa la gonna, probabilmente l’artista avrebbe ricevuto la stessa dose di sdegno che è giustamente toccata a tutti gli altri, senza alcun extra.