Vi presento i Megadeth
Dopo l’articolo sui Metallica, non potevo esimermi dal parlare dei loro cugini cattivi, i Megadeth. Come già accennavo nell’articolo precedente, una volta cacciato dai Metallica per il suo comportamento decisamente al limite, Dave Mustaine cerca di mettere velocemente assieme una sua band. Nella prima formazione stabile trovano posto, oltre a Mustaine (ora anche nelle vesti di cantante), Samuel Ellefson al basso, Chris Poland alla chitarra solista e Gar Samuelson alle pelli. Da notare come sia Poland che Samuelson non nascano come musicisti metal ma jazz/fusion, ma se la cavino comunque egregiamente nel mondo del thrash metal.

Un inizio di carriera in sordina?
Con questa formazione, il gruppo registra ‘Killing Is My Business… And Business Is Good!’ (1985) e ‘Peace Sells… But Who’s Buying?’ (1986), due ottimi album thrash metal. Il primo è però danneggiato da una produzione di bassa qualità che lo fa suonare poco meglio di una demo: è ormai cosa nota che i Megadeth spesero la maggior parte del budget per realizzare il disco in droga. La closer dell’album, ‘Mechanix’, è di fatto uguale a ‘The Four Horsemen’, brano dei Metallica nel loro album d’esordio, infatti era stata composta quando Mustaine era ancora membro dei Metallica.
Però, se ‘The Four Horsemen’ parla dell’arrivo dei quattro cavalieri dell’Apocalisse, ‘Mechanix’ parla di un meccanico che adora farsi pagare in natura dalle clienti. ‘Peace Sells… But Who’s Buying?’ gode di una produzione decisamente migliore e sforna diversi pezzi manifesto del gruppo come ‘Wake Up Dead’, un pezzo thrash tendente al groove metal, e la titletrack, rimasta famosa anche per il suo testo decisamente politico (nota: mai ascoltare Mustaine quando parla di politica, soprattutto oggi).
Il primo cambio di formazione
Dopo aver licenziato Poland e Samuelson per problemi di droga (si scoprì che Poland vendeva di nascosto le chitarre di Mustaine per comprarsi l’eroina, da cui era dipendente anche Samuelson), Mustaine ed Ellefson si ritrovano da soli: velocemente, vengono assoldati Jeff Young alla chitarra solista e Chuck Behler alle pelli.

Questa formazione pubblica un solo album, ‘So Far, So Good… So What!’ (1988), senz’altro un buon lavoro ma non al livello del precedente. Dell’album restano nella memoria collettiva una cover di ‘Anarchy in the UK’ dei Sex Pistols ma soprattutto due semi-ballad come ‘Mary Jane’ e ‘In My Darkest Hour’, dedicata alla memoria di Cliff Burton (forse l’unico membro dei Metallica verso cui Mustaine abbia sempre provato sincero affetto).

Il secondo cambio di formazione
Dopo poco, Young e Behler vengono rimpiazzati rispettivamente da Marty Friedman e Nick Menza, che verranno ricordati (ovviamente assieme a Mustaine ed Ellefson), come la formazione classica del gruppo e anche come la più longeva. Nel 1990, il quartetto manda alle stampe il capolavoro di una carriera, ‘Rust in Peace’, probabilmente uno degli ultimi grandi dischi dell’era classica del thrash metal, già in crisi alla fine degli anni ’80 per l’arrivo di nuovi generi sul mercato e per la svolta che di lì a poco avrebbero dato i Metallica.
Ricordato come il disco più tecnico e veloce dei Megadeth, ‘Rust in Peace’ è anche il più ispirato e sensazionale: ogni pezzo ha la sua ragion d’essere e trova posto perfettamente all’interno dell’album.
Brother will kill brother
Spilling blood across the land
Killing for religion
Something I don’t understand
Fratelli si uccideranno tra di loro
Macchiando la terra di sangue
Uccidere per motivi religiosi
Qualcosa che non capisco
‘Holy Wars… The Punishment Due’, Megadeth
Arrugginire in (santa) pace
Sebbene ‘Rust in Peace’ non sia un concept album, diverse tracce cardine si concentrano in realtà sulla guerra e le sue conseguenze, basti pensare alla opener, ‘Holy Wars… The Punishment Due’, e alla closer, ‘Rust in Peace… Polaris’ (dove Polaris indica una tipologia di missile). La opener mischia un messaggio contro la guerra con il personaggio Marvel del Punitore (diverse sue celebri citazioni sono ripetute da Mustaine) e risulta il brano più lungo del disco, circa 6 minuti e mezzo. ‘Five Magics’ e ‘Lucretia’ riprendono invece tematiche occulte, già impiegate da Mustaine negli album precedenti, mentre ‘Hangar 18’ è un incubo tecno-futurista e complottista sui segreti di Stato. Infine spicca ‘Tornado of Souls’, ricordato per l’assolo di Friedman.

Un ottimo connubio di tecnica e melodia
Tematiche a parte, dal punto di vista strumentale il disco propone un thrash metal tiratissimo, tecnico e limpido, anche grazie a una produzione ottima che bilancia e amalgama tutte le tracce tra di loro. Mustaine è un ottimo compositore di riff, creativo e veloce, anche se come cantante lascia un po’ a desiderare, ma poco importa alla fine, mentre Friedman è un grandissimo virtuoso (basti sentire i suoi lavori in duo con Jason Becker sotto il nome di Cacophony) sempre conscio del suo ruolo nel gruppo e che non ama strafare se non necessario. Al lato tecnico fa da contraltare uno spiccato senso melodico, che si ritrova nelle sezioni ritmiche ma anche in diversi assoli.

L’eredità di un grande album
‘Rust in Peace’ è un capolavoro del genere, e come tale è giusto ricordarlo, mentre i Megadeth restano tra i gruppi leader del thrash metal assieme ai Metallica, più dotti nei testi e più progressivi nelle sonorità. Nella sua essenza, Mustaine resta però un personaggio contraddittorio: grande musicista e buon esecutore, ma viene naturale dissociarsi da parecchi suoi atteggiamenti e uscite recenti, decisamente deprecabili.