sfera

Sfera Ebbasta? Era un idolo. Ma perché ascoltarlo oggi?

Dagli album della gioventù all'attualità qualcosa non è assolutamente cambiato

di Melpot Cosmos

Adolescenza con Sfera Ebbasta

Credo di aver conosciuto la musica di Sfera Ebbasta come molti miei coetanei, nati attorno al 2000: sul bus per andare a scuola.
Il classico amico amante delle nuove uscite mi fermò, mi passò una cuffietta e mi fece ascoltare ‘No Champagne’, uno dei primi singoli estratti dall’album ‘XDVR’ uscito nel 2015.
Da qui, la mia reazione fu di curiosità. Ciò che mi veniva proposto era lontanissimo dalla musica che ascoltavo normalmente. Abituato a un rap prevalentemente old school e americano non sapevo come prendere certe sonorità, certi testi.

Finché vedo tutto viola, viola, viola

Sfera nel ritornello di ‘No champagne’

Da lì in poi è stata una continua scoperta, piano piano, allo stesso modo, scoprii tutti gli appartenenti alla nuova scuola italiana: Tedua, Rkomi, Izi, Ernia, Achille Lauro, Ghali, la Dark Polo Gang e via dicendo.

Una Tana del Bianconiglio

Ci vollero però un po’ di anni prima che la trap italiana divenisse il mio pane quotidiano, rifacendomi scoprire tutte queste immagini dei miei primi anni alle superiori.
Un giorno infatti, al primo anno di università, forse preso dalla nostalgia, mi riascoltai tutta la discografia di Sfera e dei suoi colleghi.
Da lì un tunnel infinito di scoperte, tra singoli, album e mixtape della nuova scena.
Un ascolto continuo e piuttosto assiduo, preso dall’attitudine, dalla crudezza dell’immaginario creato dai testi, dalle sporche e da tutto ciò che il termine ‘trap’ raffigurava nei suoi primi anni.

Izi, Ernia, Tedua, Sfera Ebbasta e Rkomi
Izi, Ernia, Tedua, Sfera Ebbasta e Rkomi

Non al passo coi tempi

Un ascolto però, che non andava di pari passo con le uscite del periodo: le prime sonorità erano state abbandonate ormai da tutti, ognuno cercando una propria evoluzione.
Una svolta più indie e cantautoriale per Rkomi, Ernia che rende un suo marchio di fabbrica il poter muoversi tra canzoni più aggressive e più pop, Izi invece che si distacca da ogni etichetta sperimentando con ogni genere.
Sfera invece, ha continuato per una via precisa per creare il proprio sound unico, estremamente colorato e catchy, ma senza perdere l’attitudine del ragazzaccio di strada.

Una vera Rockstar

Questo tipo di sonorità sono state calibrate al millimetro con il suo terzo disco ufficiale: ‘Rockstar’.
Un album che ho ascoltato approfonditamente, che rimane lontano dallo Sfera delle origini ma che comunque rimane un valido prodotto.
Questo disco, in particolare, segna la nascita del suo personaggio a tutti gli effetti, del ‘king della trap italiana’ che è riuscito a sfondare anche all’estero (basti vedere il feat con Quavo in ‘Cupido’).

sfera rockstar
Copertina di ‘Rockstar’ di Sfera

Finalmente Famoso

‘Rockstar’ ha anche sancito l’inizio del mio allontanamento dalla musica di Gionata, per colpa di pochi brani presenti nell’album che non riuscivo a sentire miei.
Con ‘Famoso’, il suo quarto album, questa sensazione di non appartenenza si è concretizzata: molti dei brani presenti nell’album infatti, nonostante la perfetta produzione, li ho trovati per un target diverso da quello che potrei rappresentare.
‘Triste’ e ‘Uhlala’ non hanno fatto che darmi la prova del 9: è giunto per me il momento di rassegnarmi e ascoltare altri artisti.

La motivazione alla fine è banalissima: non credo Sfera abbia intenzione di slegarsi dal suo lessico semplice e ripetitivo, pronto a far ballare milioni di ragazzi festaioli ma non chi è cresciuto dai suoi primi ascolti e cerca qualcos’altro.

Una triste separazione

Continuerò probabilmente ad ascoltare ogni canzone di Sfera, pur sapendo siano brani sempre più lontani dalla mia persona.
Una separazione che mi dà da riflettere su come Gionata diventerà probabilmente un rapper adatto a dei prossimi ragazzini per avvicinarsi al genere, grazie alla sua facilità d’ascolto.
Insomma, credo potrà diventare il classico artista preferito da tutti prima di addentrarsi seriamente nel genere.
E purtroppo, o per fortuna, non è certamente questo che cerco quando ascolto musica.

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