Moving monk

L’automazione fra monaci, carillon e Leonardo Da Vinci

La storia dei meccanismi musicali, dal '400 alle scatole dedicate

di Gianmarco Botti

La quiete prima della tempesta

Esiste un vuoto di mille anni nell’ingegneria meccanica europea, che fondamentalmente interrompe il progresso e lo sviluppo di nuove tecnologie di automazione, oltre a seppellire molti dei risultati raggiunti. Di conseguenza, fino alle crociate – che diffonderanno in Occidente lo stato dell’arte della tecnologia araba – non ci sono grandi progressi nella realizzazione di automi musicali. Le cose cambiano radicalmente, però, con il Rinascimento.

La tecnologia dell’automazione musicale nasce in antica Grecia, fiorisce dopo il Rinascimento, raggiunge l’apice con la rivoluzione industriale e decade con lo sviluppo dell’elettronica

Chen, Ceccarelli, Yan, A historical study and mechanical classification of ancient music playing automata

A partire dal ‘400, infatti, l’interesse nella meccanizzazione e nella produzione di macchine esplode, portando in breve tempo a un’abbondanza di meccanismi per gli scopi più vari, tra i quali figura anche l’intrattenimento. Il clou sarà raggiunto a partire dal ‘700, seguendo la profonda fascinazione europea per i meccanismi ad orologeria.

Tutte le strade portano a Vinci

Piva Continua
Piva continua (Copyright Leonardo3)

Come prevedibile, è il genio universale di Leonardo da Vinci a riprendere in mano le redini dello sviluppo dell‘automazione musicale. I codici leonardeschi contengono una moltitudine di disegni e progetti di meccanismi destinati al mondo musicale, perlopiù poco conosciuti perché non sono un tema centrale degli studi leonardiani.

Il Museo Leonardo 3 di Milano, che si occupa della ricostruzione e presentazione interattiva di macchine ancora sconosciute, ha un’intera sezione dedicata ai meccanismi musicali, come il grande organo continuo, la piva continua, l’organetto continuo e il cannone musicale.

I primi tre sono strumenti che permettono al suonatore di delegare parte dell’esecuzione al meccanismo, liberandone mani o bocca perché possa cantare o suonare altri strumenti in simultanea.

Da Vinci Cannone Meccanismi musicali
Cannone musicale, codice Arundel, Foglio 136R

Il cannone musicale, invece, è costituito da una serie di tubi sonori e da un cilindro centrale programmabile che, ruotando, interagisce con i denti di legno nelle canne. In un certo senso, si tratta di una sorta di insolito carillon, sviluppato autonomamente da Da Vinci.

Il primo androide suonava il liuto

Un importante salto di qualità si trova nelle creature di Juanelo Turriano, nato Giovanni Torriani. Matematico, inventore e orologiaio al servizio della corte di Spagna, a Toledo. Inventore dei primi androidi d’Occidente; beninteso, androide come macchina che imiti qualsiasi tipo di comportamento umano, compreso suonare il liuto.

Lady with Lute

La sua opera più famosa è, appunto, la ‘suonatrice di liuto, una bambola meccanica di 44 centimetri di altezza, che cammina in cerchio e suona con le mani un piccolo liuto, voltando la testa per osservare il pubblico, realizzata per Carlo V e ora conservata nella Kunstkammer del Kunsthistorisches museum di Vienna.

I lavori di Torriani erano al contempo ammirati e temuti, e la letteratura racconta di monaci terrorizzati alla vista di passeri meccanici e cavalieri a orologeria che simulavano scontri armati.

Proprio a immagine di un monaco, Torriani costruirà nel 1565 un modello meccanico di monaco in preghiera, dall’articolato movimento e meccanizzato persino nella mimica facciale.

Persiani e trucchetti musicali

Facciamo un salto di categoria. Non più automi, torniamo sugli strumenti automatici, e quale miglior strumento automatico del carillon, con il suo cilindro dentato che pizzica barre di metallo? In realtà, il termine carillon in italiano è ambiguo, perché si riferisce a due tipologie di strumenti differenti, a partire da un precursore più antico.

Carillon

L’antenato comune nasce a Baghdad, nel nono secolo, da tre inventori persiani, i fratelli Banu Musa, che avevano ideato un organo a funzionamento idraulico con cilindri intercambiabili dentati, capace di produrre automaticamente differenti temi melodici. Il progetto è illustrato nel ‘libro dei trucchetti’, vulgato a mano in arabo, che contiene altri 99 progetti sempre di paternità dei tre fratelli.

Banu Musa Carillon
Il carillon dei fratelli Banu Musa, ricostruzione

Il meccanismo passa nel tredicesimo secolo alle Fiandre, dove il cilindro dentato viene impiegato per la prima volta per operare delle campane. A partire da questo momento, la strada dello strumento si biforca.

Cilindri fiamminghi, note meccaniche e campane

Nonostante le similarità meccaniche, due sono le categorie molto differenti di strumenti che prendono il nome di carillon.

Da un lato, abbiamo il carillon come aiuto meccanico per operare le campane da chiesa e ridurre il costo del personale adibito, che instaura una tradizione nei Paesi Bassi e inaugura una corsa al prestigio cittadino, dove la magnificenza del meccanismo della città rifletteva il potere economico locale. Dai semplici strumenti del 16° secolo, si arriva ai complessi sistemi meccanici di metà ‘700, che interagivano con più di 20 elementi, con un sistema di pulegge che permetteva di suonare senza sforzo i pesanti strumenti in metallo.

Neefs Chiesa
Pietr Neefs il vecchio, interno di chiesa fiamminga

Da un altro, abbiamo la tradizione dei carillons à musique, o music boxes, strumenti sempre più piccoli, perlopiù a molla, che animavano stupende opere di ingegneria in miniatura.

Entrambe le storie finiscono ‘in tragedia’, per modo di dire. Lo vedremo nel prossimo appuntamento con Musiculture, dove daremo degna conclusione a questo spaccato storico di automazione musicale.

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