La nascita della leggenda
Il 3 luglio del 1971, il cantante dei Doors fu ritrovato morto nel bagno del suo appartamento parigino. La causa: overdose di eroina. Così, a soli 27 anni, si concludeva la vita di Jim Morrison. Una fine che, per quanto drammatica, rifletteva una vita sregolata, vissuta al limite e spesa nell’autodistruzione. Moriva l’uomo, non la leggenda.

Oggigiorno viene ricordato come la rockstar dedita ad ogni tipo di eccesso e provocazione. Irrequieto e bohémien, sia nello spirito che nel look, con la sua folta chioma ribelle, Jim era nientemeno che il portavoce degli anni ’60. Incarnava la ribellione, la libertà di espressione e anche quella sessuale degli hippy e dei moti giovanili, rifiutando ogni tipo di etichetta. Odiava l’omologazione ed era continuamente attratto dal pericolo e da tutto ciò che rappresentava la diversità.
Ma per quanto un artista possa essere figlio del proprio contesto storico e sociale, lui era autentico, senza pari. Era puramente se stesso. Sul palco (e non solo) provocava, istigava, veniva denunciato, arrestato e poi liberato, ma il ciclo si ripeteva. Perché Morrison viveva per dare fastidio e per mettere alla prova la moralità di una società politicamente corretta (e corrotta).
In questo Jim diede alla sua generazione un eroe, un modello da seguire e da applaudire: l’ultimo poeta-maledetto.
L’uomo e il poeta

Un giorno incontrai un bambino cieco… mi chiese di descrivergli il mare, io osservandolo glielo descrissi, poi mi chiese di descrivergli il mondo… io piangendo glielo inventai…
Jim Morrison
Nonostante venga etichettato come lo sciamano del rock e un esibizionista dalla natura distruttiva e provocatoria, dietro a questa facciata sembra esserci un artista intellettuale, dall’animo sensibile, e perché no, anche timido. L’apparente nichilismo sembra nascondere infatti la voglia di filosofare e di trovare il significato profondo delle cose, evadendo la realtà quotidiana per raggiungere una dimensione eterea e onirica.
Bisogna perciò ricordarci che prima dell’artista viene l’uomo, fatto di difetti, paure e debolezze. Ripercorrendo le sue memorie, l’infanzia del cantante non fu delle migliori. A causa dei continui traslochi non riuscì mai a crearsi dei rapporti stabili, finendo così per sviluppare un animo solitario. Ma a tenergli compagnia furono la letteratura e l’arte. Divorava ogni tipo di libro, passando dalla demonologia fino alle poesie decadenti. Furono quest’ultime infatti ad averlo ispirato nella sua carriera da cantante (e di poeta).

Più di tutti fu il poeta francese Rimbaud ad averlo commosso grazie al suo pensiero secondo il quale sia possibile raggiungere la ‘pace dello spirito’, solo attraverso lo sconvolgimento dei sensi. Come recitava un suo verso: ‘La vita è altrove’. Da qui l’abuso dell’alcol e delle droghe. Il tutto per evadere da una realtà con troppa poca saggezza.
La musica dei Doors

Per Morrison la poesia veniva prima di tutto. Per questo motivo i testi delle sue canzoni hanno una tale capacità poetica da risultare suggestivi, addirittura lirici. D’altronde lo stesso nome della band, The Doors, richiama la letteratura. Il poeta-cantante infatti fece riferimento all’opera di Aldous Huxley ‘The doors of perception‘, nella quale è presente la celebre frase di un altro poeta, William Blake.
Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è: infinita
William Blake
Ai testi profondi si oppone invece la musica violenta dai toni aspri e aggressivi. Sul palco Jim si trasformava dal giovane emotivamente immaturo, all’artista esibizionista e arrogante, con espressioni e movimenti ricchi di tensione. Le canzoni dei Doors, sebbene così brevi, erano intense, capaci di trasmettere un’elettricità animalesca e frenetica, il tutto accompagnato da una performance mai vista prima.

La sua energia era tale da coinvolgere qualsiasi spettatore. Voleva che anche gli altri sentissero quello che sentiva lui: il bisogno di possedere non solo il mondo, ma qualsiasi altra realtà subito, in quello stesso istante. E ciò era possibile solo attraverso un rito, quelle sue performance a mo’ di cerimonia, in cui sembrava che il dio Dioniso si stesse manifestando non solo nel corpo stesso di Morrison, come visionario, ma anche nella sua musica.
Il genio immortale
Nonostante il suo forte anti-conformismo, e la sua vita fatta di follie, James Douglas Morrison (questo il suo nome completo) era più di un poeta maledetto. Con la sua arte egli voleva conoscere e celebrare il lato oscuro delle cose e dell’animo umano. Inoltre con la sua morte prematura ci ha anche dimostrato che non è importante quanto a lungo si viva, ma quanto intensamente lo si fa.
Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l’avresti fatta
Jim Morrison
A 27 anni Jim Morrison era tanta roba. È riuscito così a sfatare il mito che a quell’età si sia ancora insoddisfatti della propria vita. Possiamo dire allora che a 27 anni non si è né troppo vecchi, né troppo giovani, ma è l’età giusta per conclamare l’immortalità?
