skinshape

Skinshape è il mood di cui non sapevi di avere bisogno

Un viaggio che oscilla tra fascino per l'analogico e influenze trip-hop

di Matteo Magnaterra

Prima di cominciare: no, non sono imparziale

Skinshape
‘Skinshape’, Lewis Recordings 2014

Ok, ammetto che forse non sarò imparziale nel parlare di ‘Skinshape’. Sappiamo tutti bene come le circostanze in cui ascolti per la prima volta un disco, possano condizionare per sempre le emozioni associate ad esso, e che le canzoni che associamo ai momenti felici diventano spesso le nostre preferite. Beh, questo disco l’ho sentito per la prima volta in una bella giornata di sole, in pausa pranzo, durante una giornata di lavoro in studio di registrazione, che per un musicista durante la pandemia potrebbe essere una buona approssimazione del paradiso. Tenendo conto di questo imprinting sicuramente positivo, l’album mi è piaciuto moltissimo al primo ascolto e a tutti quelli successivi.

Il lavoro individuale di una personalità eclettica

È l’album d’esordio di questo progetto, alter ego del musicista britannico William Dorey. Dalle poche informazioni reperibili sappiamo che Dorey ama tenersi impegnato, ed oltre a gestire singolarmente il progetto Skinshape, fa parte di altre due band, lavora come ingegnere del suono ed è il fondatore di un’etichetta, la Horus Records. L’etichetta è divisa tra un lavoro di ristampa di dischi reggae rari degli anni ’70 e ’80, e la pubblicazione di materiale contemporaneo ma registrato rigorosamente con tecnologie d’epoca. Notiamo qui un elemento fondamentale del suo immaginario, che è un inguaribile fascino per tutto ciò che è vintage ed analogico.

William Dorey
William Dorey

Psichedelico ma rilassato

L’album si presenta come un disco funk-rock psichedelico, che ha come forte riferimento quell’area di incrocio tra gli hippie di Woodstock e il retaggio del funk classico, filtrato attraverso una sensibilità moderna chiaramente influenzata da dub e trip-hop. Le tracce sono tendenzialmente ripetitive e basate su solidi groove di basso e batteria, che spesso si ripetono come mantra per minuti e minuti. Su questa base si poggiano nuvole evanescenti di chitarre tra il reggae, l’hendrixiano e l’effettistico, sapientemente alterate con wah-wah ed echi, arrangiate con estremo gusto in modo da non focalizzare mai troppo l’attenzione su se stesse, ma sempre lasciando qua e là vivissime pennellate di colore.

Su queste atmosfere rilassate ed eteree, compare a tratti la voce di Dorey a fare un intervento, senza mai dare l’impressione che i pezzi si trasformino completamente in canzoni dove la voce è protagonista. Il cantato spesso si limita a poche frasi sparse nella stesura del pezzo, e come le varie chitarre dà sempre l’impressione di essere un personaggio secondario, che in un’opera corale entra ed esce di scena più volte.

Skinshape

Amore per il vintage, sensibilità moderna

La produzione è sicuramente un elemento vincente di ‘Skinshape’, dove il suo amore per il vintage e il suo gusto moderno si sposano in un lavoro di una maturità sorprendente per un esordio. I suoni sono tutti cristallini e scelti in modo impeccabile, avvolti interamente da una patina di calore e umanità. Una caratteristica delle tecniche di registrazione old-school che Dorey utilizza.

I brani hanno quell’inconfondibile respiro molto umano di una jam anni ’70 suonata nota per nota. Ma dove una band dell’epoca sarebbe stata forse più caotica nel lasciarsi andare all’euforia, Dorey è in ogni momento controllato con un grande rigore, che bilancia il sapore vintage con una disciplina nella scrittura e nella performance molto moderna e figlia di trip-hop e musica elettronica.

Un disco perfetto per tutte le situazioni

“La musica Ambient deve essere in grado di prestarsi a molteplici livelli di attenzione nell’ascolto senza forzarne nessuno; deve essere tanto ignorabile quanto interessante”

Brian Eno

‘Skinshape’ è un interessantissimo e maturo album d’esordio, che nel suo mix di trip-hop e funk-rock psichedelico non stanca mai ascolto dopo ascolto, e si presta magnificamente per tutti i livelli di fruizione, dalla musica di sottofondo fino all’ascolto attento e concentrato.

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