cervello disegno nero rosso musica suono

Bob Marley e pure la Bibbia esaltano le sue 1000 proprietà

L'efficacia della musicoterapia conosciuta fin dall'antichità

di Ana Maria Karamuca

Il suono usato per guarire i malati

“La musica può rendervi liberi”. È una delle frasi più celebri pronunciate dal re del reggae, Bob Marley. Queste parole sottolineano l’importanza di un componimento musicale dal punto di vista dell’espressività. Oltre a svolgere un ruolo importante nell’affermazione di noi stessi e della nostra identità, in fin dei conti la melodia e il suono ti portano a esprimere te stesso e ciò che non mostri al mondo. I motivi che ci fanno trovare in essa un rifugio sono quasi sempre gli stessi: il bisogno di evadere da una realtà alienante, recuperare la propria dimensione emotiva e spirituale.

Che la musica ci aiuti ad andare avanti nelle giornate e che abbia un potere unico sulle nostre emozioni, può essere confermato dalla maggior parte di noi. Ma quanti sapevano della sua effettiva funzione terapeutica? Ebbene sì. Nonostante l’importanza nell’educazione e nella pedagogia, questa sua caratteristica è stata approfondita solo negli ultimi decenni dalla neurologia. Con i suoi studi e le continue ricerche, essa ha dimostrato come un brano musicale sia in grado di influenzarci positivamente. Eppure la funzione curativa del suono era conosciuta fin dall’antichità.

La musica ‘terapeutica’ fra Bibbia e antica Grecia

Musica e strumenti nell'antichità descritti anche nella Bibbia
Musica in epoca romana

Un esempio di applicazione della musicoterapia antica lo riporta la Bibbia, in cui, nel libro di Samuele, viene descritto come Davide sia riuscito ad alleviare ‘fisicamente e spiritualmente’ il re Saul, semplicemente suonando l’arpa: “lo spirito del Signore si era allontanato da re Saul ed uno spirito malvagio di dio lo aveva invaso. Davide prendeva la cetra e suonava con la sua mano, Saul trovava la calma”(1S 18:10-15).

I primi studi fatti sulla musica come cura risalgono, però, al terzo millennio a.C., in Cina, dove fu ritrovato il primo volume di medicina che, al tempo stesso, era anche un libro musicale nel quale veniva raffigurata una sorta di scala pentatonica.

Anche nell’antica Grecia, dove si riteneva che la melodia fosse la medicina dell’anima, erano state fatte le prime ricerche filosofiche sugli effetti che il suono aveva sull’uomo. Platone e Aristotele credevano che la melodia contribuisse alla calma interiore, migliorando gli umori ma soprattutto la morale. Ma è solo nel XX secolo che si inizia a sperimentare il suono come tecnica scientifica sui malati. Uno dei primi medici a farlo fu Sam Porgeter che la applicò con successo nella cura di alcuni pazienti affetti da malattie mentali.

La musicoterapia al giorno d’oggi

fotografia paziente malato cuffie musica Bob Marley musicoterapia
La cura per i malati di Alzheimer

Oggigiorno la musicoterapia viene considerata una disciplina paramedica ed utilizzata nel campo della neurologia, che da tempo ne ha confermato il potenziale taumaturgico. Nel 2001 l’American Accademy of Neurology ha indicato la musica come una pratica per migliorare, a breve e lungo termine, le attività funzionali e razionali, riducendo le difficoltà comportamentali nel malato di Alzheimer. Nonostante il progressivo deterioramento cognitivo, riesce infatti a conservare intatte certe abilità e competenze musicali come l’intonazione e la sincronia ritmica.

Questo è stato confermato da molti pazienti che sono riusciti a ricordare melodie familiari. Un esempio è quello di Marta C. González, un’anziana che era affetta dalla malattia, che dopo aver ascoltato la danza de ‘Il lago dei cigni’, rievocò i passi che era solita fare da giovane. Inoltre questa terapia è usata come metodica clinica in grado di allievare anche patologie con un’importante fattore psichiatrico, come schizofrenia e autismo.

Insomma grazie a questa attività, il suono ha portato grandi benefici a persone con gravi problematiche comportamentali migliorandone la vita sia dal punto di vista fisico, che intellettuale, portandole così all’ interazione sociale. Per questo motivo concordiamo che l’arte dei suoni sia la cura di spirito e corpo.

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